A Milano, dallo scorso anno, il Comune ha applicato lo sfalcio ridotto in 54 aree verdi distribuite nei nove Municipi, coprendo circa 1,3 milioni di metri quadri. Una pratica virtuosa per diverse ragioni che vi andiamo a illustrare. Ma non mancano le critiche…
DI ELISA ZANETTI
01 April 2025
Cantando Il ragazzo della via Gluck nel 1966 Adriano Celentano raccontava il cambiamento di Milano negli anni del boom economico. Forse a breve il celebre brano potrebbe essere immaginato in una nuova veste e quel “là dove c’era l’erba” potrebbe essere seguito da fiduciosi versi che rivelano che il prato è tornato. Un’utopia? No, semplicemente un nuovo modo di gestire il verde in città.
Per il secondo anno di fila il Comune di Milano ha infatti deciso di attuare un piano per lo sfalcio ridotto. Questo significa che in alcune aree definite la potatura del verde sarà diminuita ed erba e piante potranno crescere liberamente. Dal 2024 infatti non è insolito trovare aree in cui il prato è normalmente tagliato affianco ad altre dove invece l’erba è lasciata appositamente alta e tagliata molto meno spesso.
Alla base di questa iniziativa c’è la volontà di garantire una maggiore biodiversità, di tutelare gli ecosistemi e di rispondere meglio ai cambiamenti climatici. I vantaggi dello sfalcio ridotto sono molteplici. In primo luogo dare vita a un habitat più ricco sia per piccoli animali sia per animali e insetti impollinatori. A questo proposito una ricerca del team di ZooPlantLab dell’Università degli Studi di Milano Bicocca ha evidenziato un incremento di insetti fino al 30% in più nelle aree a sfalcio ridotto rispetto a quelle dove il verde è curato in modo standard. Non solo: l’erba alta garantisce la disseminazione spontanea e la creazione autonoma di più punti verdi sparsi in giro per la città.
L’erba svolge una funzione protettiva del terreno dalla radiazione solare e dalle alte temperature, favorendo l’aumento della riserva idrica e tutelando il suolo dall’erosione superficiale. Il terreno conserva inoltre più materiale organico ed è conseguentemente più fertile.
Anche dal punto di vista economico i vantaggi non mancano: si riduce la movimentazione di mezzi, l’uso di prodotti chimici e fertilizzanti, la necessità di seminare e occorre meno acqua per l’irrigazione. Infine, per quello che concerne la gestione del cambiamento climatico, oltre a quanto appena elencato, occorre segnalare che l’erba alta aiuta a ridurre gli inquinanti atmosferici e a mitigare il calore estivo.
Una pratica diffusa in Europa
Con l’attuazione dello sfalcio ridotto Milano, ma anche altre città italiane come Bergamo, Parma e Padova, seguono le orme di diversi centri europei. L’erba è lasciata libera di crescere in alcune aree di Barcellona. La pratica di non tagliare l’erba a maggio, per permettere alle piante di fiorire liberamente, da anni si è diffusa a Vienna – al grido di “No mow may” – e poi anche in diversi Paesi come Germania, Stati Uniti e Canada,
Recentemente il Comune di Milano ha presentato i risultati di un monitoraggio condotto dal team dello ZooPlantLab del dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze l’Università degli studi di Milano-Bicocca per valutare in che modo la riduzione degli sfalci abbia realmente implementato la biodiversità. Lo studio ha evidenziato un aumento della biodiversità di insetti nelle zone non sfalciate con picchi del 30% rispetto, invece, a quelle sfalciate frequentemente. In alcune aree, caratterizzate da una maggiore ricchezza e varietà di fiori ed erbe fiorite, l’aumento ha raggiunto addirittura un +60 per cento.
L’iniziativa, spiegata da appositi cartelli collocati nei pressi delle aree interessate, ha attirato anche diverse critiche, sottolineando lo stato di incuria degli spazi verdi. Per questa ragione il Garante del Verde ha invitato per quest’anno il Comune a intervenire con più tempestività al regolare sfalcio in aiuole e parchi non coinvolte dallo sfalcio ridotto, in modo da evitare critiche generali che vanno a colpire anche l’iniziativa.
Sino al primo giugno, al MEET Digital Culture Center di Milano, è possibile visitare Realia della visual artist canadese Sabrina Ratté. L’artista espone per la prima volta in Italia, ma i suoi lavori sono stati già presentati al Laforet Museum di Tokyo, al Museum of the Moving Image di New York, al Fotografiska Shanghai e al Centre Pompidou di Parigi. Con Realia ci invita a riflettere sul nostro rapporto con la natura. Immaginando un futuro distopico, Ratté mostra specie estinte un tempo comuni, come per esempio rose e ortensie, scomparse e conservate solo in archivi virtuali, ma anche nuovi ecosistemi dove le piante e creature sconosciute si sono evolute e hanno imparato a convivere con i nostri rifiuti, mentre l’uomo, incapace di convivere con la natura e rispettarla, si è estinto.