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PERSONE

Sara Conti e Niccolò Macii

La coppia d’oro del pattinaggio artistico

Abbiamo incontrato Sara Conti e Niccolò Macii, vincitori della medaglia d’oro nel pattinaggio di figura agli Europei e primi italiani della storia ad aggiudicarsi il titolo. Occasione, qualche settimana dopo l’importantissimo traguardo, per conoscere meglio la giovane coppia (in pista e nella vita).

DI GIULIANO DEIDDA

21 March 2023

La vostra è una storia d’altri tempi. Quanto fa la differenza condividere una passione del genere in una coppia?

Sara Conti: Tanto, stare insieme è sempre stato un punto a nostro favore perché si percepisce la sintonia che abbiamo, dovuta al fatto che condividiamo anche gli altri aspetti della vita.

Niccolò Macii: È importante, ma è difficile la gestione. Passiamo tutto il giorno insieme e lavoriamo sempre. In pista non sei più il moroso, sei il partner professionale. All’inizio di quest’avventura ero molto restio, direi che entrambi eravamo poco convinti.

Quali sono le maggiori difficoltà di questo sport? Sia fisiche che psicologiche.

S.C.: Le maggiori difficoltà sono legate alla capacità di essere costanti. È uno sport che va praticato senza mai fermarsi. Quando stiamo fermi magari due giorni, il sabato e la domenica, poi è sempre difficile ripartire. Sono inoltre necessari uno stile di vita sano, dormire un tot di ore, una giusta alimentazione e una fisioterapia adeguata. A questi livelli tutta la vita è incentrata sul lavoro.

N.M.: Occorre dedizione assoluta. Non so come funzioni per gli altri sport, ma nel pattinaggio artistico si sacrifica qualsiasi cosa. Ogni giorno è necessario pattinare insieme, poi ci sono i salti da soli e quelli in parallelo, la danza classica e la palestra: ci alleniamo circa sei ore al giorno. Dobbiamo stare a dieta costantemente, possiamo permetterci uno sgarro solo a fine stagione. Per capirci, sono aboliti per esempio gli alcolici, il latte e i latticini.

Qual è la prima cosa a cui avete pensato dopo la vittoria agli Europei?

S.C.: Il primo pensiero dopo ogni traguardo è dedicato a mio padre che non c’è più. Quando siamo saliti sul gradino più alto del podio, ho pensato a quanto è orgoglioso di me, guardandomi dall’alto.

N.M.: È stato tutto talmente emozionante che non ricordo cosa abbia pensato in quel momento. Dapprima è stato incredibilmente stressante, anche perché, nelle interviste, ci davano per favoriti. Poi abbiamo vinto ed è stato un susseguirsi di emozioni.

Il pattinaggio artistico non è la disciplina più popolare tra i giovani italiani. Come è nata la vostra passione?

S.C.: Sì, non è molto conosciuto, spero che grazie agli ultimi risultati dell’Italia, possa diventare più noto. La mia passione è iniziata un po’ per gioco. Ho iniziato in una pista mentre ero in vacanza in Francia con la mia famiglia. È diventata una cosa seria quando ho scoperto di avere un palazzetto del ghiaccio poco distante da casa, che ha visto crescere diversi atleti come me.

N.M.: Una mia compagna di classe pattinava e così anch’io mi sono interessato. Ho seguito le Olimpiadi di Torino e, poiché mi piaceva ballare, mi sono avvicinato a questo sport. Avevo già dieci anni, un po’ tardi per iniziare questa disciplina.

Quali sono le prossime sfide che vi separano dalle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026?

S.C.: Sono tante, mancano poco meno di tre anni. Ogni anno abbiamo questa grande opportunità di poter partecipare a competizioni importanti, Europei e Mondiali, che ci spingono a migliorare. Mancano ancora tante gare in continua crescita.

N.M.: La qualificazione avviene in base al mondiale dell’anno precedente, quindi parliamo del 2025. Siamo sulla buona strada...

Se non foste atleti professionisti che carriera seguireste?

S.C.: Non mi immagino in un’altra veste, ma sarebbe un sogno lavorare con in bambini dell’asilo nido. È un progetto che in futuro mi piacerebbe realizzare.

N.M.: Sarei probabilmente andato avanti con gli studi al Politecnico, anche se al liceo mi hanno fatto odiare il disegno.

Come immaginate il vostro futuro dopo il pattinaggio?

S.C.: Dopo una lunga carriera il pattinaggio non sarà accantonato. Magari riuscirò a combinarlo con l’insegnamento ai bambini, che si avvicinano a questa disciplina sempre più presto come è successo a me.

N.M.: Sono aperto a tutto, ma il pattinaggio rimarrà nella mia vita. Mi piacerebbe fare l’allenatore, ma anche dare una svolta televisiva alla mia vita, come hanno fatto altri campioni sportivi…

Avete delle altre passioni sportive?

S.C.: No, purtroppo il tempo non è abbastanza per potersi permettere altre passioni. Ammetto che mi ha sempre affascinato il motocross, non so perché. Sono un po’ un maschiaccio, non mi dispiace nemmeno il calcio, che seguo volentieri, magari con gli amici.

N.M.: Mi piace molto il tennis, sport che un tempo praticavo. È l’unico che riesco un po’ a seguire, anche se non ho tanto tempo per appassionarmi ad altro.

Milano o Bergamo?

S.C.: Bergamo tutta la vita. Ho sempre detto a Nic che, è vero, Milano è Milano, offre tantissime opportunità, però non ce la farei mai a viverci, probabilmente nemmeno a Bergamo, ma sicuramente non a Milano.

N.M.: Vince ovviamente Milano, anche se ultimamente è diventata un po’ selvaggia. Bergamo è molto carina, ma quanto a vivibilità non c’è paragone. Milano ha tutti i pregi di una vera città.

Sara Conti Niccolò Macii

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