Oliviero Toscani si è spento a 82 anni. Il fotografo milanese era affetto da una rara malattia. Restano le sue immagini, che hanno plasmato la cultura pop degli ultimi quarant’anni: fuori da ogni schema, creative, incisive, spesso controverse, destinate al per sempre
DI MARZIA NICOLINI
13 January 2025
Amato o detestato, denigrato o osannato: senza vie di mezzo. Oliviero Toscani, scomparso il 13 gennaio 2025 all’età di 82 anni a causa della rara malattia amiloidosi, è stata una figura polarizzante nel mondo della fotografia e della pubblicità. Nato a Milano il 28 febbraio 1942, ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama visivo internazionale, suscitando ammirazione e critiche per il suo approccio audace, imprevedibile e dichiaratamente provocatorio.
Figlio del celebre fotoreporter del Corriere della Sera Fedele Toscani, Oliviero Toscani è cresciuto immerso nel mondo delle immagini, respirando l’amore per l’obiettivo sin dall’infanzia. Dopo aver studiato fotografia e grafica all’Università delle Arti di Zurigo dal 1961 al 1965, inizia la sua carriera collaborando con riviste prestigiose come Elle e Vogue, consolidando la sua reputazione nel settore. Curiosità: ha soltanto 14 anni quando pubblica il suo primo scatto sulle pagine del Corriere della Sera. Talento precoce? Indubbiamente sì.
La milanesità di Oliviero Toscani non si limitava solo alla sua città di origine, ma permeava ogni sua creazione. Milano, capitale della moda e della comunicazione, ha plasmato la sua visione artistica e il suo approccio diretto e schietto alla fotografia. Nella città che si distingue per spirito pragmatico e continua spinta all'innovazione, Toscani ha trovato terreno fertile per sviluppare uno stile unico, in perfetto equilibrio tra estetica e provocazione. La sua abilità nel catturare momenti di forte impatto sociale e culturale ha reso le sue immagini universali e senza tempo. In particolare quelle firmate per Benetton, brand del quale Toscani è stato direttore creativo e fotografo delle campagne pubblicitarie dal 1982 al 2000. Durante questo periodo, Toscani ha avuto un ruolo determinante nel rinnovamento e nella rivoluzione dell’immagine del marchio fashion.
Tra le campagne Benetton destinate all’immortalità, sicuramente quella del 1991 che mostrava l’immagine di un condannato a morte statunitense, in un ritratto crudo e impietoso che al tempo scatenà un controverso dibattito. La fotografia di Toscani divenne il simbolo di una comunicazione audace e senza filtri. Allo stesso modo, le sue immagini di uomini e donne di diverse etnie unite in un abbraccio, o quelle che affrontavano temi scottanti come l’AIDS o le guerre etniche, sono entrate nella storia della pubblicità, diventando bandiere politiche e dirette denunce a una società piena di contraddizioni e tabù.
Certo è che Oliviero Toscani non ha mai cercato la tranquillità. La sua carriera è stata costellata di campagne pubblicitarie che hanno scosso la coscienza collettiva, mettendo in discussione non solo i concetti tradizionali di bellezza, ma anche quelli di moralità e giustizia. “L’arte deve farci riflettere, deve disturbarci, deve scuoterci”, ripeteva spesso, chiarendo l’idea alla base del suo lavoro (oltre che il suo motore creativo). Non era un semplice fotografo: Toscani era un provocatore, un uomo che ha usato il suo lavoro per mettere in discussione le convenzioni, sfidare il sistema e scuotere i benpensanti. Un modo coraggioso e indipendente di intendere la fotografia, che rende le opere di Oliviero Toscani un’eredità di raro valore.