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PERSONE

Joaquin Morodo

Evviva le contaminazioni creative

Artista madrileno con base a Milano, Joaquin Morodo ha lanciato un format di mostra video e audio all’ultimo Fuorisalone destinato a proseguire in forma itinerante. In più è il cantante di una band, medita e ha sogni filantropici ispirati dai valori di solidarietà e altruismo con i quali è stato cresciuto.

DI MARZIA NICOLINI

02 November 2022

Le sue radici sono a Madrid, ma da circa un decennio Joaquin Morodo vive in Italia, più precisamente a Milano. Classe 1983, è un artista a tutto campo: fa video, installazioni digitali, scrive musica, canta, suona. In più posa come modello. Il suo background familiare è di stampo umanista: i genitori, intellettuali di ampie vedute, gli hanno consentito di cercare la sua strada e crearsi un percorso artistico completamente personale. All’ultimo Fuorisalone ha dato vita a una passeggiata installativa multisensoriale, unendo il senso della vista a quello dell’udito. Il progetto, Humano, ha riscosso un grande successo e oggi Morodo sta lavorando al suo proseguio, che ci sarà e si svolgerà in un format itinerante. Ecco cosa ci ha raccontato il suo creatore.

Sei un artista a tutto tondo. Come definiresti la tua professione?

La verità è che dipende da chi mi chiede che lavoro faccio. I tempi sono cambiati e con essi le risposte. In generale, rispondo: sono un artista. Poi, per specificare che tipo di arte faccio, approfondisco con risposte più accurate.

Sappiamo che tuo fratello ti ha ispirato nel tuo progetto artistico. Ci racconti in che modo i suoi disegni e la sua visione ti hanno influenzato?

Mio fratello ha sempre avuto un ruolo molto importante nella mia vita. Nel bene e nel male, è stato una figura di riferimento cruciale fino alla fine della mia adolescenza. Mi ha insegnato a camminare, a giocare a calcio, a disegnare fumetti. La sua visione artistico-plastica mi ha influenzato da una prospettiva monocromatica, oltre che dal punto di vista dello studio meticoloso della luce. I suoi gusti musicali e la sua cultura hanno avuto un impatto su tutto il mio sviluppo, personale e artistico.

Che tipo di infanzia hai avuto?

Posso dirmi una persona molto fortunata. Ho ricevuto una formazione umanistica approfondita. I miei genitori mi hanno trasmesso la passione per lo studio, la comprensione della bellezza in tutte le sue forme, il buon senso, l’educazione e le buone maniere. Ma anche l’importanza della dedizione e dello sforzo, la curiosità e valori quali la solidarietà, l’umiltà, l’uguaglianza, il rispetto, la gentilezza, la fraternità e il coraggio.

Veniamo ai tuoi recenti progetti. A Milano hai presentato solo pochi mesi fa Humano. Che opere hai raccolto in questa esposizione?

Nella mostra, messa in scena lo scorso giugno, ho presentato undici opere in digitale che viaggiano nello spazio e nel tempo, rendendo omaggio non solo alle parole chiave della Settimana del Design, contesto nel quale le ho lanciate, ma anche a nove maestri che mi hanno influenzato nel corso della mia vita, ciascuno appartenente a un periodo diverso.

Si tratta di grandissimi artisti, da Leonardo a Warhol. C’è, però, un singolo artista (del passato o contemporaneo) che più di tutti ammiri per capacità creativa?

L’arte e la storia ci hanno lasciato e ci lasceranno grandi fonti di ispirazione, per questo mi sentirei fortemente limitato a citarne solo una/o. Nella prima mostra di Humano ho voluto rendere omaggio a nove nomi, ma so per certo che in futuro ci saranno ulteriori omaggi e non solo ad artisti, ma anche ad altri personaggi rilevanti della storia: scienziati, filosofi, musicisti, ecc. Persone che hanno espresso la loro arte e maestria nei campi a cui hanno dedicato la loro vita.

Anche la musica ha svolto un ruolo chiave…

È esatto. Ho voluto legare le opere a una colonna sonora che permette di chiudere il cerchio della multisensorialità presentata dal formato Humano (a cui, tra l’altro, continuiamo a lavorare). In questo modo la mostra si arricchisce con un viaggio spazio-temporale anche sonoro, intimamente legato a ciascuna opera.

In effetti sei anche il cantante di una band. Quali sono le fonti di ispirazione principali per le tue opere artistiche e come le traduci in musica, pittura, installazione?

Le fonti di ispirazione sono esperienze e concetti astratti. Con questo, non intendo necessariamente cantare, disegnare o scrivere della mia vita, ma su questioni che, con un minimo di riflessione, possono essere sviluppate internamente dai vari interlocutori. La femminilità, l’amore e la psicologia in diversi ambiti sono il denominatore comune di tutti i miei lavori. Almeno finora.

L’ultimo disco che hai ascoltato, l’ultima mostra che hai visitato, l’ultimo viaggio che hai fatto.

Let Me Get a Picture di The Glaze Friendz. The Ey Exhibition di Cézanne al Tate Modern di Londra. Londra.

Esiste una tua giornata-tipo di lavoro?

Non passo mai un giorno uguale all’altro, ma ho dei giorni – diciamo – tipici, di creazione e registrazione in studio.

A cosa stai lavorando in questo momento?

A dei progetti di moda, alla mia prossima mostra personale che si terrà l’anno prossimo e al nuovo LP musicale e tour con The Glaze Friendz.

In epoca di crisi economica pesantissima hai timori per il lavoro da artista?

È nei momenti di difficoltà che nascono le idee migliori. Siamo in questo mondo di passaggio. In risposta io lavoro sodo per lasciare un'eredità e un messaggio per il futuro. Per quanto piccola possa essere, l'arte sarà sempre eterna.

Un sogno nel cassetto che vorresti realizzare?

Fondare un ospedale e un’università.

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