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PERSONE

Il Conte Biagio

Romanticismo indie e cantautorato

Lo avevamo già visto sul palco del Circolo Magnolia e dell’ARCI Bellezza, ora torna con un nuovo singolo dal titolo Non sembra Milano, un’immagine della città cinematografica codificata attraverso il suo sguardo. Abbiamo intervistato Il Conte Biagio, giovane cantautore con base a Milano  

DI PAOLO CRESPI

13 December 2023

«Era l’agosto del 2017 quando da Palomonte, in provincia di Salerno, ho mollato tutto e sono partito alla volta di Milano con chitarra, Mac e valigia alla ricerca di uno spazio nuovo per le mie canzoni. Nonostante la battuta d’arresto della pandemia, oggi posso dire che la mia personale missione ha avuto successo, perché qui, in pochi anni, ho avuto modo di mettere a punto il mio stile compositivo e di costruire una rete di contatti con altri musicisti, con cui tuttora collaboro. Gli esordi hanno superato addirittura ogni mia aspettativa, con la possibilità di suonare quasi subito in club di prestigio come Santeria, Magnolia o Serraglio». Si racconta così Il Conte Biagio, al secolo Biagio Conte, classe 1989, autore di un singolo, Non sembra Milano, che ha tutta l’aria di un omaggio delicato, in forma di ballad (molto lontana dalla trap che monopolizza la produzione musicale dei suoi coetanei), alla città che lo ha accolto.

Il brano va ascoltato, perché un (giovane) cantautore parla naturalmente con le sue canzoni, ma fuor di metafora come ti sembra, oggi, Milano?

Da ragazzo del Sud che si è adeguato ai suoi ritmi, continuo a percepirla come una metropoli frenetica ma entusiasmante, soprattutto per quella gran voglia di fare, di porsi degli obiettivi che contagia tutti quelli che ci vengono a vivere. È un insieme di storie, di persone che convergono da ogni parte d’Italia e del mondo, una grossa “piazza” non virtuale, in cui ciascuno può dare un suo contributo e in cui le cose succedono davvero, sia a livello artistico che produttivo in senso lato.

Cosa ti piace e cosa incontra il tuo gusto nella vita quotidiana?

Amo rispecchiami nell’umanità della maggioranza dei suoi abitanti e di alcuni quartieri che conservano, nonostante tutto, la loro identità culturale. Come ho detto è una città veloce, che sa adattarsi e metabolizzare in fretta i cambiamenti e dove la qualità della vita è complessivamente buona. Sono affezionato in particolare, per motivi autobiografici, a Porta Venezia, la zona di Piazza Gerusalemme, il Monumentale, via Piero della Francesca. E sarà banale, ma amo passeggiare di notte in Duomo, quando la piazza è deserta e ha tutto un altro sapore… Inizialmente ho vissuto ad Affori, che è un po’ come stare in un paese: un tempo, ho poi scoperto, era un comune a sé.

Cosa secondo te non funziona o ha, come si suo dire, ampi margini di miglioramento?

Alcune periferie faticano ancora molto, per l’estrema povertà e le situazioni di vero e proprio degrado. C’è un serio problema abitativo (quello che si fa per ovviare è ancora poco) e di costo della vita in generale, per molti insostenibile. Per poter vivere a Milano non ti puoi fermare mai: è il rovescio della medaglia.

Com’è nata l’idea di questo tuo ultimo pezzo?

Non sembra Milano nasce e si intitola così perché sentivo spesso questo commento stupito di fronte alla scoperta dell’esistenza di ritmi lenti e di una dimensione molto più tranquilla di quella di cui parlavo prima. Sullo sfondo, poi, c’è il racconto di una storia d’amore vissuta in città.

Quando ti sei scelto il nome d’arte hai fatto una semplice inversione, giocando un po’ sulla nobiltà, oggi porti gli occhiali tondi alla Camillo Benso e Biagio Conte & i Maggiordomi era il nome della tua band giovanile. In questo c’è un’ispirazione anti-borghese?

Forse, inconsciamente. Ma ovviamente dovevo differenziarmi nel nome dal celebre Paolo Conte, un’omonimia e un paragone obiettivamente difficili da sostenere…

Fra i cantautori milanesi chi ammiri di più?

Mi sento legato a Jannacci. Non ho fatto in tempo a conoscerlo personalmente ma appena arrivato a Milano ho avuto la fortuna di partecipare ad alcuni eventi presso la Casa dell’accoglienza che porta il suo nome. Continua a essere un grande punto di riferimento.

E tra i colleghi chi senti idealmente più vicino?

Mi piace molto Dente, uno dei precursori dell’indie, a cui anch’io vengo accostato. E Vinicio Capossela, anche lui di origini campane, anche lui trapiantato a Milano. Tanti anni fa, a un suo concerto, gli avevo portato un cd demo, come lui a suo tempo aveva fatto con Guccini. Mi piacerebbe incontrarlo di nuovo, magari per caso, passeggiando per le vie della nostra città d’elezione.

il conte biagio, non sembra milano

Il Conte Biagio

Non sembra Milano 

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