Allan McCollum vive e lavora a New York dove si è trasferito nel 1975, dopo gli esordi a Los Angeles, sua città natale. La sua indagine sui temi dell’unicità e della serialità approda a Milano in occasione della prima grande mostra personale Minime variazioni. Drawings and Plaster Surrogates presso la Galleria Fumagalli
DI MARILENA PITINO
22 January 2024
C’è una grande passione per il proprio lavoro che si coglie guardando negli occhi Allan McCollum. L’artista americano sin dagli anni Settanta indaga la dicotomia tra produzione a mano di opere uniche e produzione di massa, riflettendo sull’eterno paradosso dell’esistenza umana per cui ogni individuo aspira a essere parte di un gruppo, ma allo stesso tempo a sentirsi unico.
La mostra è un progetto che risale a circa trent’anni fa, quando ho iniziato a interessarmi all’idea di unicità. Secondo una certa mentalità gli artisti sono davvero tali solo quando realizzano pezzi unici, e non opere in serie. Così ho deciso che avrei potuto fare entrambe le cose: produrre centinaia di oggetti unici. Il progetto in mostra – realizzato con degli stencil e una matita – ne è una dimostrazione.
Mi sono interessato a questi disegni viaggiando in Europa, dove ho scoperto la tradizione araldica. Leggendo la storia di Erodiade ho scoperto che quando si entra in una città c’è sempre un’insegna che ne rappresenta la storia. Lo stesso accade con gli stemmi di famiglia o con gli oggetti che indossiamo. Siamo circondati da segni che ci aiutano a sentirci parte di un gruppo di persone. Trovo più interessante però che ciascuno di noi abbia simboli unici.
Sentiamo spesso dire di un’opera d’arte o di una scultura che questa è unica, ma trovo strano che la bellezza della quantità non venga mai discussa dagli artisti, dai critici o dagli storici. Ricordo quando osservavo la sabbia su una spiaggia. Ogni piccolo granello di sabbia era meravigliosamente unico. Come le foglie sugli alberi: ce ne sono milioni e sono tutte bellissime. Non sono d’accordo con l’idea che tutto debba essere in edizione limitata per essere bello. Credo invece che la bellezza possa essere contemplata anche nella moltitudine.
Sì, l’idea di copia. Mi sono interessato a questo tema, lavorando in stretta collaborazione con il Centro Internazionale di Ricerca dei Fulmini della Florida, per produrre il progetto Petrified Lightning, ad esempio. Ho realizzato anche una serie di copie di alberi in Svezia, poiché molti erano stati recisi a causa di una malattia. Se ci pensiamo l’idea di copia fa già parte della natura stessa. Anche la mia opera The dog from Pompeii è un esempio dell'indagine sul rapporto tra unicità e serialità. Grazie all’aiuto di un mercante d’arte di Napoli ho ottenuto il permesso per realizzare una copia del famoso calco in gesso del “cane incatenato” conservato nella collezione del Museo Vesuviano. Credo quindi esistano infinite possibilità per intrepretare il mondo che ci circonda.
Minime Variazioni. Drawings and Plaster Surrogates
Fino al 29 marzo 2024
Galleria Fumagalli
Via Bonaventura Cavalieri 6, Milano