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CINEMA

Dietro il campione, dietro il divo

In concorso all’82ª Mostra del Cinema di Venezia, il nuovo film The Smashing Machine del regista statunitense Benny Safdie si presenta come un dramma sportivo capace di mettere in luce quelle che sono le fragilità umane, con Dwayne Johnson ed Emily Blunt protagonisti assoluti

DI DENIS PREVITERA

02 September 2025

La Mostra Internazionale del Cinema di Venezia anche quest’anno riserva grandi sorprese. A differenza degli altri anni, però, in questa edizione il concorso principale sembra aver subito una vera e propria invasione di grandi nomi, provenienti soprattutto dal cinema americano. Tra i tanti, impossibile non individuare in The Smashing Machine uno dei titoli più attesi dal grande pubblico, la cui distribuzione nelle sale italiane è prevista per il 19 novembre 2025 da parte di I Wonder Pictures.

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Emily Blunt. Credits Jacopo Salvi, La Biennale di Venezia. Foto ASAC

Il film è prodotto dalla A24, che nel corso degli anni ha saputo imporsi come una delle case di produzione più apprezzate e al tempo stesso criticate, capace di realizzare prodotti di grande successo sia commerciale che di critica e di sedimentarsi nell’immaginario collettivo come un marchio esteticamente riconoscibile. The Smashing Machine racconta frammenti della vita e della carriera dell’ormai ex lottatore di arti miste statunitense Mark Kerr alla fine degli anni Novanta, uno dei primi grandi nomi di rilievo dell’appena nata UFC. Dopo una prima e inaspettata sconfitta sul ring, il campione si ritroverà a fare i conti da una parte con un profondo senso di impotenza che rovescia le sue profonde certezze, dall’altra con una sempre maggiore dipendenza da sostanze stupefacenti che lo spingeranno al limite.

La scelta di far interpretare il ruolo di Kerr all’ex wrestler e ora attore di grandissimo successo Dwayne “The Rock” Johnson – in un ruolo che sembra puntare a riscattare la sua reputazione attoriale, ancora strettamente legata a ruoli mainstream, rendendolo un possibile candidato sia per la Coppia Volpi sia per il futuro Oscar – risulta essere l’intuizione principale, favorendo non soltanto una maggiore credibilità e senso di verosimiglianza di quanto raccontato e mostrato, ma anche una stratificazione di letture differenti che fanno di The Smashing Machine un’opera più complessa e intelligente di quanto possa sembrare in superficie.

Si va infatti a instaurare un doppio livello di significato che sovrappone la figura del personaggio a quella del divo, giocando con la conoscenza extra-filmica dello spettatore e con la sua percezione, anche grazie all’incredibile lavoro svolto dai truccatori. Questa intuizione, inoltre, assume maggiore forza se appaiata all’idea di affidare i ruoli secondari a varie figure provenienti dal reale mondo dei combattimenti sportivi: dai lottatori di arti marziali miste Ryan Bader e Bas Rutten, al pugile ucraino Oleksandr Usyk. Non da meno è però anche il personaggio di Dawn Staples, compagna del protagonista, interpretata da una bravissima Emily Blunt, una donna controversa, instabile e sempre più problematica nel corso del film, funzionale a far emergere l’estrema fragilità che si nasconde dietro l’apparente solidità di Kerr.

Dal punto di vista registico, invece, dopo Good Time (2017) e Diamanti grezzi (Uncut Gems, 2019), Benny Safdie firma il suo primo lungometraggio realizzato senza il fratello Josh. Se i due film appena menzionati presentano un ritmo e una tensione estremamente elevata che tiene gli spettatori “incollati alle poltrone” per tutta la durata, di contro The Smashing Machine si presenta come un film più disteso e meno frenetico, quindi molto diverso da ciò che i fan dei due autori americani si potrebbero aspettare. Seppur con una resa fotografica abbastanza coerente con i precedenti, che a tratti sembra ricordare il cinema di John Cassavetes, con la sua macchina da presa instabile, ci si trova di fronte in questo caso a una storia dolce e a tratti emozionante, che scava in profondità (non soltanto) nel protagonista senza tuttavia l’esigenza di colpire necessariamente lo spettatore.

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Emily Blunt , Dwayne Johnson. Foto credits A24
In apertura, foto di Cheryl Dunn

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