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PERSONE

Valerio Minato

Il torinese premiato dalla NASA

Il fotografo piemontese Valerio Minato è salito agli onori della cronaca quando il suo scatto della basilica di Superga con il Monviso e la luna piena perfettamente “incastrati” è stato premiato dalla NASA. Lo abbiamo intervistato

DI MARZIA NICOLINI

05 June 2024

Abita a Torino dai tempi dell’Università, ma spesso e volentieri oltrepassa la cinta urbana per dirigersi verso boschi e montagne, con la sua attrezzatura fotografica sulle spalle e al fianco l’inseparabile cagnolina Polenta, con l’obiettivo di immortalare animali selvatici nei loro habitat naturali, dai cuccioli di volpe agli stambecchi. Valerio Minato, classe 1981, divide equamente il suo tempo tra fotografia urbanistica e naturalistica. L’amore per le sfide l’ha portato a studiare e calcolare l’inquadratura della basilica di Superga, a Torino, per cogliere la simmetria perfetta tra la luna piena, il monumento e il Monviso. Dopo sei anni è arrivato al risultato che sognava e la sua foto è stata premiata dalla Nasa con l’APOD (Astronomy Picture of the Day). Era il giorno di Natale dello scorso anno e da quel momento il telefono di Valerio Minato non ha smesso un attimo di suonare, tra richieste di interviste e stampe fotografiche. «Il primo mese è stato a dir poco vorticoso, ma poi sono tornato a fotografare: mi mancava».

Cosa faceva prima di dedicarsi alla fotografia?

Sono nato e vissuto in provincia di Biella e ho studiato con indirizzo di perito chimico: da ragazzino sognavo di diventare presto indipendente, mettere da parte i soldi per la moto, quelle cose lì. Dopo il diploma ho iniziato a lavorare in una ditta, ma ho presto capito che trascorrere otto ore in laboratorio ogni singolo giorno non mi rendeva felice. Mi sentivo rassegnato, perché credevo di non avere alcun piano B e mi pentivo di aver fatto una scelta di vita sbagliata. Dopo quattro anni è cambiato tutto per via di un bruttissimo incidente».

Che cos’è accaduto?

Era il 2005 e ho avuto un infortunio sul lavoro. Non entro nei dettagli, ma ho seriamente rischiato che mi venisse amputato un braccio. Ha avuto inizio per me un calvario medico durato un anno, tra ricoveri, interventi di chirurgia ortopedica, camera iperbarica, fisioterapia. Durante i mesi di ospedale, di stanza a Torino, mi sono detto che era giunto il momento di sfruttare questa avversità e ricavarne qualcosa di buono per uscire dallo stallo in cui mi trovavo. Mi sono iscritto alla facoltà universitaria di Scienze forestali e ambientali a Torino, certo che la vita di fabbrica e laboratorio, sempre al chiuso, mi avrebbe reso un uomo infelice. Poi, nel 2010, ho acquistato la mia prima macchina fotografica. Mancava un anno alla laurea magistrale, ma avevo voglia di cimentarmi in una nuova attività e nella fotografia ho trovato un amore destinato a durare, ben oltre un passatempo.

Come ha fatto a trasformare la fotografia nella sua professione?

Mi sono reso conto sin da subito che la fotografia mi offriva continui stimoli e non mi permetteva mai di annoiarmi, aspetto per me imprescindibile poiché sono insofferente alla noia. La possibilità di esprimermi attraverso la fotografia era un altro aspetto che mi affascinava incredibilmente. Dopo appena 6-7 mesi dalle prime esperienze con la macchina, mi sono affacciato sui social, creando due canali – uno Facebook e uno Instagram – esclusivamente dedicati alle mie fotografie. Senza che dovessi bussare ad alcuna porta, qualche tempo dopo due locali a Torino mi hanno chiesto di esporre le mie fotografie e, con mia enorme sorpresa, sono riuscito a vendere tutti gli scatti messi in mostra. A quel punto ho capito che c’erano delle possibilità reali di lavoro.

Ci sono stati altri momenti di svolta importanti?

Subito dopo essermi laureato la mia ex fidanzata mi suggerì di creare un calendario con i miei scatti di Torino. Ne avevo accumulati tanti e pensava potesse essere una buona idea. In maniera molto istintiva ho scritto un post su Facebook per sondare il terreno. “Vi piacerebbe se facessi un calendario di Torino?”, ho chiesto. La risposta è stata caldissima, ho subito ricevuto un mare di messaggi di incoraggiamento. E così nel 2014 ho lanciato il mio primo calendario di Torino. È stato un successone, tanto che mi appresto a fare la dodicesima edizione.

Cosa le piace di più di Torino?

Mi sono innamorato di Torino fin da subito. Quando ero ricoverato in ospedale, ricordo che dalla finestra vedevo gli alberi del Parco del Valentino e scorci della città, bellissima. Quelle visuali mi hanno dato speranza in un momento molto buio della mia vita. Poi, fermandomi ad abitare qui, ho scoperto tutte le sfaccettature della città: la sua anima invernale più onirica, le sbocciature e il verde brillante della primavera. Mi piace molto il fatto che sia circondata da alture, dalle quali posso scattare in posizione sopraelevata, facendo foto panoramiche, le mie preferite.

Ci racconta la genesi della fotografia della Basilica di Superga?

Ci sono voluti sei anni. Ho immaginato questo scatto nel 2017, quando mi ero stancato di fotografare Torino sempre dagli stessi punti e avevo iniziato a valutare di immortalare la Basilica di Superga con il Monviso nella stessa inquadratura. Ho fatto varie riprese, studiando gli allineamenti e rendendoli via via sempre più precisi. Ho valutato che guardando da nord-est verso sud-ovest avrei potuto fare la foto con il sole o la luna che tramontavano sulla punta del Monviso. Poi ho capito che sarei riuscito non con il sole, ma con la luna. Ma non potevo lasciare nulla al caso: ho valutato ogni dettaglio, mi sono segnato le date del tramonto, la fase lunare giusta, l’orario adatto, che per me coincideva con il crepuscolo, con i suoi contrasti di luce e colore. Tutto questo si è tradotto, dal 2017 al 2023, in sei tentativi. L’occasione ideale è arrivata il 15 dicembre 2023.

Valerio-Minato-Cathedral-Mountain-Moon

E poi?

Ho pubblicato la foto sui social ed è andata fortissima sin da subito, registrando un enorme successo e diventando virale. Ho candidato la foto per il premio APOD che mi è stato riconosciuto esattamente il giorno di Natale. Una data che sicuramente ha portato fortuna e ulteriore visibilità: da quel momento sono stato inondato di richieste, chiamate, email. Il primo mese posso dire che la mia vita è stata stravolta, poi ho piano piano ripreso la mia normalità, anche se indubbiamente ho registrato un forte aumento di richieste di stampa, per non parlare del numero di follower che è cresciuto sensibilmente.

Ha mai pensato di fotografare la città di Milano?

Il mio focus resta al momento su Torino, ma mi attira l’idea di fotografare Milano da prospettive il più possibile inedite. Ad esempio ho scattato nel dicembre 2017 una foto al Monviso allineato allo skyline milanese dalla provincia di Bergamo. In futuro mi piacerebbe fotografare un’alba lunare su Milano.

Valerio Minato fotografo, Milano-Torino

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