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LIBRI

Paolo Parisi

La vita di Keith Haring è una graphic novel

Illustrazione dopo illustrazione è possibile addentrarsi nella vita di uno degli street artist più celebri, impegnati e innovativi dello scorso secolo. Abbiamo incontrato Paolo Parisi, ideatore della graphic novel che ripercorre i momenti più significativi della vita e della carriera dell’artista Keith Haring.

DI MARZIA NICOLINI

09 September 2022

Chi ama le graphic novel avrà già intercettato la nuova uscita autunnale di Prestel Publishing Keith Haring: The Story of His Life. Il noto editore tedesco, specializzato in libri d’arte e fotografia ambiti dai collezionisti, ha scelto il disegnatore toscano Paolo Parisi per raccontare attraverso le immagini la vita e le ispirazioni dell’artista, writer e attivista americano Keith Haring. Esponente fondamentale della corrente neo-pop degli anni ‘80, del quale è stato un indubbio apripista, Keith Haring ha rivoluzionato la scena artistica con i suoi murales innovativi, radicati nel contesto urbano. Ucciso dall’Aids nel ‘90 quando aveva appena 31 anni, viene oggi considerato uno degli artisti più rappresentativi e iconici della sua generazione. Lasciamo che a raccontarci la nuova graphic novel dedicata a Haring sia Paolo Parisi, che ha esordito autoproducendosi e oggi pubblica per alcune delle principali case editrici specializzate in libri illustrati, da Beccogiallo a Coconino.

Com’è nata l’idea di dedicare una graphic novel alla figura di Keith Haring?

Avevo appena concluso una biografia a fumetti su Jean-Michel Basquiat ed essendo immerso nel mondo del graffitismo americano anni ‘80 mi è venuto piuttosto naturale pensare a un libro dedicato a Keith Haring.

Cosa ti affascina di Haring e cosa hai scoperto di lui studiandone la vita?

Credo che Haring rappresenti quel tipo di artista e attivista di cui oggi sentiamo sempre più bisogno. Di fatto il suo modo di fare e intendere l’arte è ancora attuale. Sicuramente oggi sarebbe accanto a Greta Thunberg, si schiererebbe nettamente contro la diffusione delle armi nel mondo e si batterebbe per una sanità più equa e meno legata alle dinamiche del lucro.

Ci spieghi la scelta di servirti di soltanto quattro colori: giallo, magenta, ciano e nero?

Il segno di Haring è una sintesi estremamente funzionale e immediata della società nella quale siamo immersi, delle sue strutture e dinamiche. Allo stesso modo, ho cercato di rendere più immediato possibile il mio segno, attraverso l’uso dei soli colori primari. Non ci sono vie di mezzo: il colore è puro e diventa la base da cui nasce tutto.

Hai citato la tua opera precedente dedicata a Basquiat. Hai un’ammirazione per gli artisti legati al mondo street e metropolitano?

Mi interessa il modo in cui nasce una forma d’arte all’interno di un contesto urbano e di conflitto. È proprio per questo motivo che in passato ho dedicato altre biografie illustrate al jazz, altra forma d’arte nata in contesti simili urbani di conflitto.

Cosa lega questi due artisti americani?

Haring e Basquiat hanno avuto un percorso parallelo, erano amici ancora prima di essere colleghi e hanno trovato forte ispirazione nelle forme d’arte urbana che al tempo non erano ancora pienamente riconosciute, come i graffiti e i murales. Entrambi hanno rinnovato la pittura rendendola contemporanea e attuale, in linea con lo spirito culturale dei tempi.

Come ti sei documentato per questo lavoro dedicato a Keith Haring?

Per prima cosa sono andato a vedere le sue opere in prima persona. Sono partito da Pisa, dove si trova il famoso murales Tuttomondo, fino a Bruxelles, dove nel luglio 2020 ho visto una retrospettiva al Bozar. Subito dopo ho iniziato ad approfondire leggendo i diari, le note ai cataloghi, le interviste. Ho guardato moltissimi video e documentari e divorato qualunque materiale potesse tornare utile per la narrazione a fumetti. Sono quel tipo di autore che compra anche le riviste dell’epoca o oggetti vari del periodo: mi consente di entrare meglio nell’atmosfera e nella storia che sto per elaborare.

Hai sempre desiderato dedicarti all’illustrazione?

Ho sempre disegnato, ma i miei interessi spaziano dalla pittura alla fotografia, dal cinema alla letteratura. Diciamo che il fumetto è parte del mio lavoro “a tempo pieno”, ossia quello di graphic designer. Questa molteplicità di ambiti di interesse mi permette di diversificare e prendermi il tempo giusto e necessario per creare. Faccio un esempio: ho passato anni senza disegnare una pagina solo perchè mi andava di dedicare il mio tempo ad altro. Questo per me è rigenerante.

Oggi le graphic novel sono molto diffuse e note. Ne hai di preferite?

Difficile pensare a un elenco, ma mi viene subito in mente Andrea Pazienza, di cui Coconino Press in Italia sta riproponendo l’intera opera. È stato uno dei primi autori che ho letto e apprezzato».

Che consiglio daresti a chi desidera fare carriera nel mondo dell’illustrazione?

È importante mettere bene a fuoco che cosa si vuole fare e comunicare, e perché. Vivere facendo fumetti e illustrazioni comporta un lavoro molto intenso e tante energie creative. Quindi: chiarirsi bene le idee prima di iniziare un qualsiasi progetto e saper essere sinceri in tutto quello che si fa.

Ci sono novità in arrivo?

Al momento sto lavorando su una graphic novel dedicata alla vita di Miles Davis; spero veda la luce entro ‘'anno prossimo. E sì, ecco che ritorna il mondo del jazz…

Paolo Parisi Keith Haring

Paolo Parisi Keith Haring

Informazioni

Paolo Parisi 
Keith Haring: The Story of His Life
Prestel Publishing
Originariamente pubblicato da Centauria Editore, Milano

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