Loading...

PERSONE

Diego Ceretta

Dal Conservatorio Verdi all’Orchestra della Toscana

Classe 1996, Diego Ceretta vive per la musica da quando è bambino. Dopo il diploma al Conservatorio di Milano oggi è direttore principale dell’Orchestra della Toscana.  Di fronte a lui lo spartito e mesi al centro della scena

DI MARZIA NICOLINI

30 May 2023

Dirigere un’orchestra a 26 anni. È quello che fa Diego Ceretta, nominato direttore principale dell’Orchestra della Toscana. Figlio di due musicisti, nato e cresciuto a pane e concerti di musica classica, Diego si diploma diciottenne in violino con il massimo dei voti presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Oggi si divide tra festival e rassegne importanti, senza mai venire meno all’impegno e alla dedizione degli inizi. D’altronde fin da bambino, come ci racconta, ha sognato di vivere facendo musica. I suoi desideri sono diventati realtà.

Quando e come nasce la passione per la musica classica?

È un amore nato in me quando ero piccolissimo. I miei genitori mi hanno raccontato che ho sempre desiderato avere tra le mani un violino. Quello che sembrava solo un gioco si è trasformato in professione.

Il tuo primo ricordo musicale?

Con la mia famiglia frequentavamo spesso il Teatro Dal Verme di Milano. In particolare andavamo a sentire mio padre che suonava in orchestra nel ruolo di Primo Fagotto. Quell’ambiente mi ha sempre affascinato, mi sono innamorato sempre di più dell’universo orchestra. Volevo farne parte.

Quando hai capito che avresti voluto rendere la musica il tuo mestiere?

È sempre stato nelle mie volontà. Essendo cresciuto in una famiglia di musicisti credo sia venuto da sé. Quando ero bambino sognavo di poter affiancare mio padre ai Pomeriggi Musicali, suonando il violino.

Da violinista alla nomina di direttore dell’Orchestra della Toscana. Com’è avvenuto questo passaggio?

Dietro questo ruolo ottenuto c’è tanto, tanto studio. Prima ho preso il diploma in violino, poi ho studiato composizione, infine mi sono diplomato in direzione d’orchestra.

Hai fatto gavetta?

A 19 anni, mentre studiavo al Conservatorio, ho iniziato a fare le prime esperienze da direttore con alcune realtà italiane, dall’Orchestra Sinfonica di Sanremo all’Orchestra Città di Grosseto: sono loro ad avermi svezzato. Poi per tre estati consecutive ho studiato all’Accademia Chigiana di Siena con i maestri Luciano Acocella e Daniele Gatti. Già alla fine del primo anno viaggiavo e seguivo il maestro Gatti per assistere alle prove, imparare il mestiere e studiare insieme le partiture. Ogni volta che andavo a seguire il suo lavoro arrivavo con il repertorio studiato. In questo modo potevo calarmi nei suoi panni chiedendomi a ogni passaggio: “cosa farei io qui?”.

Chi è stato il tuo mentore, colui che ti ha ispirato e guidato?

Fortunatamente di mentori ne ho avuti diversi e sono stati tutti importanti. Penso ai miei genitori, che mi hanno insegnato il valore del sacrificio per arrivare a fare ciò che più si ama. Penso a Daniele Parziani, che mi ha insegnato i valori necessari per suonare in orchestra; Gilberto Serembe, guida fondamentale sia umana che musicale. Ma anche Daniele Agiman, che mi ha trasmesso l’amore per l’opera; Luciano Acocella, che mi ha sempre regalato visioni di vita e musicali diverse, e Daniele Gatti, che con grande cura e affetto mi ha raffinato come musicista e come persona.

Oggi in cosa consiste il tuo lavoro?

Sono un direttore d’orchestra, con qualche responsabilità in più nei confronti dell’organizzazione e della qualità dell’Orchestra della Toscana. Non ho giornate uguali. Se non ho prove o concerti tendenzialmente mi sveglio con calma la mattina, faccio una colazione nutriente e studio un paio d’ore. Dopodiché pranzo, mi rilasso leggendo un libro e penso a combinazioni di brani per qualche programma. Poi mi rimetto a studiare. Nella migliore delle ipotesi segue un aperitivo con amici e la sera tendo a tenerla libera.

Falsi miti da sfatare sulla professione di direttore d’orchestra?

Credo che il mito più comune sia che il direttore sappia suonare tutti gli strumenti. Il direttore sa come funzionano, questo sì, e sa quali sono i problemi principali di ciascuno, ma si affida soprattutto alla competenza dei suoi colleghi professori d’orchestra.

Cosa ti piace di più del tuo lavoro? E quali sono invece le difficoltà da affrontare?

Amo particolarmente la possibilità di poter “modellare” il suono come se fossi un vasaio con la creta davanti a sé: è una sensazione che con lo strumento si vive molto diversamente. La sfida principale invece è quella di riuscire a mantenere uno standard qualitativo e, anzi, di superarsi ogni volta.

Cosa pensi prima di salire sul palco?

Sempre e solo alla musica: resto concentrato.

Che stagione ti attende?

Tornerò a dirigere la Filarmonica Marchigiana con un programma tutto dedicato all’Italia, mentre a maggio debutterò a Napoli con il San Carlo. Infine in estate ci saranno il Festival della Valle D’Itria e il Rossini Opera Festival a Pesaro.

 

In apertura, Diego Ceretta. Foto di Marco Borrelli.

ARTICOLI CORRELATI


Iscriviti alla nostra newsletter
Utilizziamo i nostri cookies, e quelli di terzi, per migliorare la tua esperienza d'acquisto e i nostri servizi analizzando la navigazione dell'utente sul nostro sito web. Se continui a navigare, accetterai l'uso di tali cookies. Per saperne di più, consulta la nostra Politica sui Cookies.