Andrea Lissoni è curatore diHangarBicocca, no degli spazi espositivi più attivi per l'arte contempranea a Milano. Di proprietà di Pirelli, oggi è un luogo più vicino alla cità, grazie alla politica dei cancelli aperti e alla programmazione di qualità che attira sempre più visitatori
DI JEAN MARC MANGIAMELI
20 October 2013
L’Hangar è uno degli spazi più grandi d’Europa, ma ci si mette cinque minuti a percorrerlo e internamente è tutto nero. Questo luogo è stato per tantissimo tempo una fabbrica, quindi caratterizzato da una scansione del tempo tipicamente fordista. I primi anni abbiamo fatto lavorare gli artisti proprio sulla percezione dello spazio e del tempo e su come l’opera d’arte potesse modificarli. Dalla mostra di Kjartansson, invece, è cambiato il filo conduttore: abbiamo suddiviso HangarBicocca in due grandi aree. La prima “lo Shed”, dedicata interamente a un artista giovane, tutto il resto a uno “storico”, entrambi mai o poco visti in Italia, e uniti da un legame, sempre diverso. Il calendario è fissato fino alla fine del 2015.
Kjartansson è stato in un certo senso influenzato da Roth, che ha vissuto in Islanda ed è stato molto amico di suo nonno. Ovviamente c’è anche un’influenza diretta sul modo collaborativo e multidisciplinare del lavoro. La mostra sarà stupefacente, con un allestimento pieno, ubicato nella parte più alta dell’Hangar, idealmente a fianco delle “torri” di Anselm Kiefer. È una mostra totalmente aggrovigliata, come aggrovigliate sono sempre le famiglie: figlio e nipoti dell’artista hanno montato tutto e ne emerge un’emozione sconquassante da film di Lars Von Trier. C’è anche una filosofia dell’assemblaggio dei metalli e del riciclo che ricorda film come Mad Max, Waterworld, come fosse un omaggio segreto alla cultura cyberpunk. Chi ha amato la cultura dei Mutoids, eventi come il Burning Man, i grandi rave trance o anche solo chi è stato al Link o in Conchetta a Milano negli anni Novanta, rimarrà commosso.
Inizialmente era percepito come distante, fisicamente e culturalmente: il pubblico ha dimostrato che non lo è. E lo fa venendo coi mezzi pubblici o in bicicletta. Organizziamo mostre che cercano di creare un meccanismo di affezione verso il quartiere; non c’è biglietto, i cancelli sono aperti e le persone percepiscono tutto questo.
È un’affermazione molto pericolosa perché c’è un senso del pubblico, intendo del “patrimonio pubblico”, di ciò che è comune, che non va mai dimenticato. L’Hangar ha alle spalle un’azienda storica come Pirelli che preserva la sua cultura e che fa cultura, ma può, e deve, essere solo una delle voci della città. Il pubblico ha il dovere di testimoniare la propria storia e deve far sì che quel che accade oggi diventi il patrimonio di chi cresce. L’arte è un testimone essenziale.
In questo caso penso sia stato giusto, poiché sarebbe stato un peso morto da trascinare. Nasceva in modo problematico, nessuna visione di politica culturale e artistica alla base. Inoltre, con l’ultimo progetto, la superficie espositiva era stata ridotta a uno spazio ridicolo.
Il quartiere Isola. È stato molto speciale fino all’arrivo dei grattacieli, ora sta cambiando tutto; aveva un’anima indisciplinata e comunitaria che si rispecchiava in tre luoghi culturali, ora scomparsi e molto importanti per Milano: Garigliano, la Pergola e la Stecca. Oggi frequento volentieri O’ di via Pastrengo, un luogo vitale per la musica eclettica e per la condivisione della ricerca artistica.
Sono d’accordo, sarebbe stato logico tenere il filo con un’idea di passato. Milano è tra le città più amate dai creativi di tutto il mondo per una cosa che chi abita qui non riconosce: parlo delle altezze, del colore, delle rifiniture e dei materiali, in una parola dello stile, che appartengono ai pur non “sexy” edifici milanesi. Sono caratteristiche uniche che architetti e designer stranieri sanno leggere. Vedono dettagli che non vediamo nei condomini di Caccia Dominioni, Aymonino, Moretti, certamente non archistar, ma che hanno preso alla lettera l’eredità milanese dell’ossessione per i dettagli. E ben sappiamo cosa si nasconde nei dettagli...
Intervista pubblicata su Club Milano 17, novembre - dicembre 2013. Clicca qui per sfogliare il magazine. Foto di Agostino Osio.