Il regista statunitense David Fincher torna a rapportarsi con il thriller urbano attraverso una storia di vendetta che vede protagonista Michael Fassbender nei panni di un killer senza nome
DI DENIS PREVITERA
11 September 2023
Da qualche anno la presenza di Netflix al Festival di Venezia è ormai una costante. Alla comparsa della grande “N” rossa sullo schermo veneziano qualcuno ancora si abbandona nel buio a frasi d’indignazione, qualcun altro timidamente accenna a un applauso, ma tendenzialmente ciò che si percepisce è una generale accettazione della sua partecipazione. È però indubbio che avere la possibilità di vedere sul grande schermo film spesso destinati ad essere distribuiti esclusivamente in piattaforma rappresenti un’occasione più unica che rara, qualcosa di cui bisognerebbe gioire.
Se la retorica diffusa – non del tutto a torto, è da ammettere – è quella che le produzioni Netflix siano generalmente prodotti mediocri, negli ultimi due anni i film portati al festival dal colosso americano sembrano mostrare un altro volto, migliore, più apprezzabile. Tra questi, è il caso del nuovo attesissimo film di David Fincher che, dopo Mank (2020), a nove anni dall’uscita di Gone Girl - L’amore bugiardo (2014), decide di tornare ad affrontare il genere che ha segnato la sua fortuna e con il quale è riuscito a raggiungere i risultati migliori: il thriller dalle sfumature noir.
The Killer si apre con dei titoli di testa che mettono subito in luce quel senso di velocità, di rapidità, di immediatezza tipica di Netflix, per poi presentarci il protagonista, un impassibile Michael Fassbender, un killer professionista su commissione appostato in un palazzo con un fucile di precisione in attesa del suo bersaglio. La voice over a cui sono affidati i pensieri del killer accompagna la prima lunga sequenza d’apertura (circa venti minuti), che permette di delineare un personaggio deciso, cinico, meticoloso, con rituali e sicurezze inamovibili. Nel corso del film, però, questo suo aspetto viene costantemente messo in dubbio, tramite un gioco contrastante che mette al centro una mediazione tra “riuscita delle azioni” e “fallimento delle considerazioni”.
Il fallimento di un uomo infallibile è proprio ciò che dà avvio alla storia, una storia di vendetta che porterà il killer in varie parti del mondo per intercettare ed eliminare altri professionisti – tra i diversi bersagli, impossibile non citare la presenza di Tilda Swinton, nelle vesti di una sorta di “Dama bianca” – che hanno attentato alla vita della sua amata. Nonostante le sue azioni portino sempre a un risultato positivo, calcoli e considerazioni esposte dalla mente del killer finiscono sempre nel fallimento.
Questa dicotomia tra voice over e azioni concrete delinea un personaggio estremamente complesso che sembra nascondersi nella ritualità e nel professionismo per sfuggire a un’inettitudine di fondo che caratterizza il rapporto dell’uomo con la dimensione professionale all’interno del capitalismo contemporaneo. L’aspetto della contemporaneità è qualcosa con cui il killer e il film stesso si raffrontano costantemente: ciò permette di dare forma a un mondo urbano e tecnologico in cui il protagonista si muove cercando di ottenere un posto al suo interno.
Con il suo ultimo film, Fincher sembra quindi ritornare su terreni già conosciuti per instaurare un revenge movie dai toni a tratti ironici – quasi grotteschi – che permette di riflettere tanto sull’infallibilità dei killer che popolano il cinema, quanto di proseguire la creazione di un mondo urbano popolato da losche figure, sicari, psicopatici, da un sottobosco malavitoso che abita il contesto metropolitano. Un film che nel suo essere immediato ed essenziale non si abbandona a virtuosismi estremi, lasciando spazio ad un’esposizione e ad una messa in quadro asciutta. L’uscita di The Killer è prevista in alcune sale cinematografiche selezionate e su Netflix a partire dal 10 novembre 2023.