Inaugurato a ottobre 2022, lo store Xacus in via Solferino è il veicolo della visione del brand. L’AD Paolo Xoccato ci spiega come non si tratti di un semplice punto vendita, e ci racconta dell’inedito progetto artistico The Art Of Becoming
DI GIULIANO DEIDDA
29 March 2024
Nonostante sia partito tardi rispetto ai nostri programmi, a causa del Covid, siamo decisamente soddisfatti, perché si sta dimostrando in linea con i piani di sviluppo. Sta performando secondo le aspettative anche se posso affermare che darà risultati ancora migliori quando sarà a pieno regime. Mi riferisco a progetti che dobbiamo ancora finalizzare internamente.
Questa ubicazione ci porta fondamentalmente due tipi di clientela, i locali e i turisti, non ce n’è una che emerge. Si tratta di un’utenza adatta al tipo di progetto in entrambi i casi. Del resto a Milano c’è storicamente un’affezione per la camiceria, si tratta in particolare di una tipologia di consumatore che tende a fidelizzarsi.
Innanzitutto la mano dell’architetto Matias Sagaria, che ha creato un concept innovativo per lo store, estremamente contemporaneo, ma pensato per esaltare la tradizione. Del resto siamo un’azienda con una storia e Sagaria è riuscito a dare un’interpretazione corretta alla nostra visione. Ci proponiamo come specialisti nel nostro campo, per cui il negozio deve poter contenere un enorme assortimento delle nostre proposte. Cerchiamo di trasferire ai clienti la nostra competenza, come un vero e proprio servizio di consulenza. Questo è il valore aggiunto del nostro punto vendita, li racconto sul senso dei nostri prodotti. Ciò che stiamo per finalizzare è invece li servizio di personalizzazione, in modo da realizzare i capi esattamente secondo i desideri del cliente, non solo su misura. Stiamo portando a compimento una formula contemporanea, anche grazie alla tecnologia, che permetterà al cliente di visualizzare la realizzazione della camicia.
Sì, la prima puntata del progetto di collaborazione con gli artisti è coincisa con l’opening della boutique. Crediamo che questa contaminazione risulti ni un bel linguaggio. La scelta del titolo, in italiano l’arte del divenire, è già emblematica, infatti si tratta di interpretare li nostro prodotto collegandolo a dei temi ogni volta diversi. Simone Brillarelli, che ha inaugurato questo percorso, ha raccontato attraverso diverse tecniche l’italianità. Matteo Cibic, che abbiamo coinvolto in occasione del Salone del Mobile lo scorso anno, ha interpretato la tradizione manifatturiera con l’opera Mystery/Mastery. L’ultima protagonista è stata Anaïs Herd-Smith, che ha presentato un progetto legato alla sostenibilità in collaborazione con il nostro partner Fedrigoni, che produce carta ottenuta dagli scarti della lavorazione del cotone, che noi utilizziamo per il packaging.
Vengono scelti di volta in volta, in base al momento e al tema da sviluppare. Il prossimo, che presenteremo nei giorni di Miart, è un giovane artista che lavora il marmo e la pietra, ma non posso dire di più in questo momento.
La differenza principale è che nel nostro flagship abbiamo più spazio, non ci sono i vincoli degli altri punti vendita. Per questo capita che degli articoli che il mercato non può acquistare per svariati motivi, dai noi abbiano grande successo. In generale le tendenze di vendita sono le stesse, ma ci sono delle nicchie di prodotto che solo nel nostro negozio sono in grado di dare soddisfazione.
Siamo ancora all’inizio, ma in questa fase va bene tutta la parte active, le camicie più performanti. Siamo stati dei precursori in questo segmento, rivolto a un consumatore dinamico che cerca comfort, praticità e facilità d’uso, oltre allo stile. A Milano poi funzionano molto bene le camicie “wrinkle free” in cotone, adatte al mondo business. Si tratta di prodotti per clienti attenti. Nei prossimi mesi prevediamo che i modelli in lino faranno delle ottime prestazioni in termini di sell in.
Ora che ci avviciniamo alla fine della campagna vendite, possiamo dire che c’è una continuità sulla parte performance. Inoltre si sta vendendo bene tutta la parte delle lane leggere, oltre alle over-shirt, che prendono sempre più piede, in jersey pesante, velluto e in generale in tessuti sostenuti.
Come ho detto, innanzitutto perfezionare i servizi dell’hub milanese, a quel punto potremo replicare il format in altre città in Italia e in Europa, per cominciare.
L’intervista a Paolo Xoccato è stata pubblicata su Club Milano 70. Clicca qui per sfogliare il magazine.