La moda maschile per l’autunno inverno 2024

“Devi conoscere le regole prima di poterle infrangere”. Questo principio, che per più di cinquant’anni ha guidato il lavoro di Paul Smith, uno dei principali punti di riferimento della moda maschile, è ribadito ancora una volta nella sua collezione presentata a Parigi a gennaio. Può comunque essere utilizzato come chiave di lettura per analizzare le proposte per la prossima stagione, che hanno calcato le passerelle negli ultimi due mesi. Si tratta infatti di un concetto basilare nella storia del menswear, valido soprattutto nei nostri tempi postmoderni ni cui sembra valere tutto. Gli attuali mashup di riferimenti, stili, fluidità di genere e appropriazioni culturali varie, che vanno a comporre lo stile di una collezione, hanno infatti bisogno di essere incanalati in dei codici, tradizionali o nuovi di zecca non importa, per essere d’impatto, o perlomeno avere un qualche senso. Alla fine, è in questa banale regola, valida per la moda come per tutte le arti, che sta la differenza tra una proposta che funziona e una che lascia il tempo che trova. Questa chiave di lettura si rivela particolarmente adatta alle proposte per la prossima stagione, per la direzione che sembra prendere l’abbigliamento maschile.

Da un lato c’è la tendenza a offrire capi studiati per essere indossati, un rinnovato gusto per l’understatement che da qualche stagione si stava facendo strada. Sicuramente si riparte dalla rivisitazione dei grandi classici, a cominciare dall’abbigliamento formale, evidenziato dal ritorno dell’accessorio più penalizzato negli ultimi anni, a causa di lockdown e smart working, la cravatta. Può sembrare un dettaglio, ma era da tantissimo tempo che non se ne vedeva una in passerella. Finalmente si sono riprese la scena e, oltre autunno inverno tutto, come fulcro di una serie di proposte estremamente influenti, a partire da dove completano i contemporanei abiti dalle giacche over, con tanto di spalline sostenute e revers importanti. Paul Smith, naturalmente, le include nel suo guardaroba classico riconfigurato, in cui i capisaldi del tailoring inglese sono contaminati da elementi casual, a partire dal denim, li tutto esaltato da scelte cromatiche polverose in un gioco di tono su tono. A proposito di cravatte e tono su tono, Maximilian Davis ha utilizzato entrambi in modo decisamente azzeccato nella sfilata di Ferragamo, ispirata agli anni Venti del Novecento. Il direttore creativo della griffe fiorentina è uno di quelli che le regole le conosce bene, considerato che oltre a quelle del menswear deve tener conto anche dell’heritage di uno dei capisaldi della moda italiana. Grazie a questo, è infatti in grado di proporre riferimenti alle divise militari, giacche dalla silhouette impeccabile, shorts da uomo per l’inverno e cravatta e camicia dello stesso colore nello stesso look. Il massimo dell’impatto in questo senso ce l’hanno però due uscite, totalmente monocromatiche, composte da camicia, cravatta e pantaloni ampi realizzati nella stessa pelle, con borsa abbinata. La pelle del resto è stata utilizzata parecchio in queste collezioni, proprio per il suo essere preziosa e facilmente portabile. Anche sulla passerella di Tom Ford, per esempio, è comparso il total look camicia pantaloni, anche se in questo caso le linee e i codici sono molto diversi, Peter Hawkings ha prediletto infatti silhouette decisamente aderenti e slanciate e scelte cromatiche dark, in linea con l’estetica del brand, da sempre tesa a esaltare la bellezza nel senso più classico e totalizzante del termine, anche in modo aggressivo. Oltre alla pelle, anche il denim ha un ruolo da protagonista in queste collezioni che si propongono di riutilizzare tutti i classici e gli archetipi maschili in modo contemporaneo. Anche in questo caso, l’opzione più diffusa è quella del total look, o quasi. Prada ne propone una versione lavata per camicia, pantaloni e cravatta (immancabile), da portare sotto li cappotto dai volumi squadrati. Kim Jones sceglie per Dior Men un tessuto più spesso e scuro, per il completo field jacket e pantaloni ampi, con cuciture a contrasto. Junya Watanabe, non solo decide di includere il denim in collezione, ma come nel suo stile, collabora direttamente con Levi’s, nella creazione di 12 look, inclusa al tuta, uno dei capi rappresentativi di un altro filone di trend che continua a essere evidente, quello del workwear.

Tornando al punto di partenza, invece, l’understatement ha dato il suo meglio in alcune proposte viste sulla passerella di Gucci, dove Sabato De Sarno dà l’idea di cercare di fare ordine in un heritage pesante e estremamente diversificato, in modo da riuscire a dare spazio alla propria visione ni modo riconoscibile. In questa collezione va detto che gioca la carta dell’eleganza, declinata ni molteplici varianti non scontate. L’intento riesce più volte, a partire dalle silhouette lineari degli abiti doppio petto con abbottonatura nascosta e profilo a contrasto sullo scollo, da portare con la camicia abbottonata, in questo caso senza cravatta e sopra i nuovi mocassini, un ibrido tra i classici horsebit e le creepers. Un approccio simile si è visto nelle proposte maschili di Tod’s, nell’esordio di Matteo Tamburini alla direzione creativa. Il designer ha puntato infatti sul rigore estremo, rieditando i classici maschili dal gusto dichiaratamente milanese, giacche e cappotti strutturati e pantaloni morbidi, in abbinamenti cromatici tono su tono. Anche in questo caso il tocco di stile è dato dalla barretta metallica che arricchisce la nuova versione dei mocassini con i gommini, marchio di fabbrica della griffe.

Da destra, Prada e Tom Ford autunno-inverno 2024

L’articolo è stato pubblicato su Club Milano 70. Clicca qui per sfogliare il magazine.

In apertura, Gucci autunno-inverno 2024