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DESIGN

Barnaba Fornasetti

Maestro dell’immaginazione

Direttore artistico di Fornasetti da oltre trent’anni, ha condotto l’atelier milanese a essere riconosciuto tra le principali aziende dell’alto artigianato italiano nel mondo. Arazzi, carte da gioco, stampe e decori appartenenti al mondo antico animano il suo immaginario surrealista e onirico

DI MARCO TORCASIO

08 April 2025

L’eredità dell’atelier avviato da suo padre è nelle sue mani dal 1988. Grazie alla sua direzione artistica Fornasetti conta fan ormai in tutto il mondo. Qual è il merito più importante che si riconosce?

Portare avanti ciò che mio padre ha fondato nel 1940 e costruito negli anni è stato per me molto naturale. Certo, ereditare un progetto così personale e sofisticato come questo non è facile. Ho esteso il concetto di decorazione da lui iniziato mescolando decori presi dal vasto archivio che ha lasciato con forme e materiali mai utilizzati prima. Ma ci sono anche disegni e iniziative culturali ideate ex novo da me e dal mio team, nel rispetto di un continuum di pensiero perché Fornasetti è un’unica storia in cui passato e presente si fondono, ciascuno fungendo da lente attraverso cui osservare l’altro.

Ha collaborato con molti grandi tra cui Fontana, De Chirico e Gio Ponti. Cos’è cambiato nel design rispetto a quei tempi mitici?

Fontana e De Chirico venivano a stampare in litografia nell’atelier di mio padre. C’era stima reciproca ma il rapporto si concludeva qui. Per quanto riguarda invece Gio Ponti, il rapporto fu più profondo e si sviluppò nella creazione – oltre che di vari mobili che Ponti disegnava nella forma e Fornasetti si sbizzarriva a decorare – anche di arredi per bastimenti, bar, ristoranti, edifici pubblici, grandi magazzini e case private. Ai tempi le collaborazioni nascevano da incontri casuali e spontanei e raramente venivano contrattualizzate; le idee circolavano con più libertà. Oggi me ne accorgo quando devo stipulare un contratto di fornitura o di licenza con altre aziende. Il vantaggio dell’atelier Fornasetti è la produzione in proprio, a esclusione di poche licenze, potendo così gestire internamente sia le strategie, il marketing, la comunicazione, la commercializzazione.

Il volto di Lina Cavalieri è forse l’effigie Fornasetti più conosciuta. Ci racconta perché l’atelier è così legato a questa donna?  

Ha dato a mio padre l’idea di coniare la serie Tema e Variazioni ed è il volto di una donna che, a partire dai primi anni Cinquanta, ritornerà costantemente nel corso della sua carriera. A ispirare questa inesauribile creatività sono le sue proporzioni auree, come quelle di una statua greca, e la sua espressione enigmatica come la Gioconda.

Quali sono i temi più rappresentativi del linguaggio artistico Fornasetti?

Quando si dice “tema”, riferito a Fornasetti, viene naturale pensare subito alla serie Tema e Variazioni, ossia quello con il volto di Lina Cavalieri, però tra i temi più rappresentativi di Fornasetti troviamo anche il sole, in generale gli astri, le carte da gioco, gli arlecchini, le mani, le architetture, i fiori, le farfalle, la natura. Per capire quanto sia enciclopedico l’universo di Fornasetti, basti pensare che in archivio esistono più di tredicimila decori.

La serie più controversa mai realizzata?

Non esiste una serie controversa nella storia di Fornasetti, ma sicuramente ci sono dei decori che non sono stati capiti subito dal pubblico, perché troppo avanti rispetto ai tempi. Un esempio su tutti è l’idea stessa di decorare i piatti. Nel 1947, alla XIII Triennale, mio padre presentò alcuni piatti raffiguranti frammenti di giornali, fiori, pesci, chiavi e piccoli frutti. L’entusiasmo del pubblico della Triennale non fu lo stesso che gli industriali gli riservarono. Furono ritenuti strani e inusuali. Fu così che Piero, incoraggiato da Gio Ponti, decise di provvedere da sé alla realizzazione delle proprie creazioni, dando vita alla vasta produzione di mobili, complementi e porcellane di Fornasetti.

Per Campomarzio70 ha firmato una bespoke collection di pezzi disponibili solo in via Manzoni. Vuole raccontarcela?

Nel solco di una tradizione sartoriale che ascolta i desideri del cliente e realizza progetti decorativi, da singoli mobili a interi ambienti, personalizzati Fornasetti, abbiamo pensato a una collezione custom-made esclusiva per The Essential Store Milano Manzoni di Campomarzio 70. Ci lega un rapporto lavorativo e umano di grande intesa ed è stato del tutto naturale trasporre le rispettive personalità in una collezione Fornasetti su misura composta da mobili, complementi e porcellane. Sui toni neutri ed eleganti del grigio, delle civette ben auguranti guardano curiose lo spettatore, mimetizzate tra le foglie e qualche mela rossa. Un decoro, dipinto meticolosamente a mano, tra i più riconoscibili dell’atelier, che ben si sposa agli ambienti curati di questo store.

In che modo la profumeria artistica ispira la sua creatività?

Nella mia visione, l’esperienza olfattiva è uno dei tanti modi attraverso cui poter liberare l’immaginazione. In particolare, due delle tre fragranze della collezione per la casa e per la persona mi hanno permesso di raccontare qualcosa di me e del mio vissuto. Immaginazione è un distillato dei miei ricordi legati a Casa Fornasetti. Da piccolo vi ho respirato il profumo intenso del legno lavorato dagli artigiani per dar vita alle creazioni dell’Atelier, unito all’aroma avvolgente delle erbe aromatiche che crescevano spontanee tutto attorno. Giardino Segreto, invece, riporta i sentori di un luogo a cui sono molto legato e in cui amo trascorrere il mio tempo libero: il giardino di Casa Fornasetti.

Il Mandarin Hotel di Milano le ha dedicato una suite. È stato coinvolto nella progettazione degli spazi?  

La collaborazione con il Mandarin Hotel di Milano è iniziata nel 2015, quando gli architetti Antonio Citterio e Patricia Viel, a cui era stato commissionato il progetto, hanno pensato a un albergo che offrisse agli ospiti un’esperienza “milanese”. Da qui è nata l’idea di fare la Fornasetti Suite, un omaggio a Piero Fornasetti che è figlio e rappresentante di quella Milano industriosa e artistica del secondo dopoguerra. Per questa suite ho scelto alcuni dei pezzi più iconici dell’atelier, come per esempio il trumeau Architettura, il tavolo Ultime notizie e gli specchi magici, aggiungendo anche creazioni più recenti come la carta da parati fatta su licenza da Cole and Son. La collaborazione è poi proseguita con l’aggiunta, nel 2019, della Saletta Duomo del ristorante stellato Seta, che ha creato un piatto ispirato al mondo Fornasetti: un risotto alle ostriche incredibilmente buono. 

È vero che possiede una stanza dedicata interamente alla musica?

Fin da ragazzino ho iniziato a collezionare vinili e cd. Non ho mai smesso e oggi ho migliaia di dischi che tengo nella mia “stanza della musica”. Il mio rammarico è non suonare nessuno strumento. Da piccolo avrei potuto prendere lezioni di pianoforte ma, come un ribelle, rifiutai. Che peccato! Per contro, mi piace remixare musica esistente e fare il dj, sia alle mie feste che a quelle degli amici.

Ci dice tre album presenti nella sua vasta collezione?

Lizard dei King Crimson; My heart belongs to daddy di Eartha Kitt; Z di Chilly Gonzales.

A quali luoghi della città sente di essere legato?

Milano è interessante per la sua varietà di stili che abbracciano più epoche, ma sono legato in particolare a Città Studi dove sono nato e ho sempre vissuto.

La sua casa in Città Studi è uno spazio in cui non esistono confini tra arrendo, decorazione e arte. Rappresenta più un rifugio sicuro oppure un portale verso l’ignoto?

Casa Fornasetti rappresenta la mia vita, il mio lavoro, i miei interessi e la mia filosofia. È la dimora storica della mia famiglia dalla fine del XIX secolo ed è stata costruita da mio nonno. Divenne poi il luogo dove mio padre fondò il suo atelier negli anni Quaranta. Oggi è una residenza privata. Ospita ancora gli uffici creativi e di comunicazione, oltre che l’archivio, ma resta sempre il cuore dell’attività creativa e progettuale. Non potrebbe non essere un portale verso l’ignoto, per me però è prima di tutto un rifugio sicuro.

L’intervista a Barnaba Fornasetti è stata pubblicata su Club Milano 74

 

 

In apertura, Barnaba Fornasetti ritratto da Laura Fantacuzzi e Maxime Galati Fourcade

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