Il 2025 offre un discreto cartellone di mostre dedicate alla moda, ricco di proposte interessanti e molto diverse l’una dall’altra. Si tratta di occasioni che permettono di sperimentare un mondo da sogno, altrimenti esclusivo
DI GIULIANO DEIDDA
07 April 2025
Da sempre la moda prende vita in passerella, questo è innegabile. Il problema è che l’esperienza live di una sfilata è a disposizione di pochi, addetti ai lavori e celebrità varie ed eventuali, mentre il grande pubblico deve accontentarsi di guardarla attraverso uno schermo, in genere quello del telefono cellulare. Qui entrano in gioco le mostre dedicate alla moda e il loro crescente successo, anno dopo anno. Si tratta dell’unica modalità di evento che permette a tutti di entrare in un mondo da sogno, altrimenti esclusivo. Il Natale del calendario internazionale del popolo della moda non è però la Fashion Week di Parigi, bensì il Met Gala, l’evento mondano per eccellenza, per raccogliere fondi a beneficio del Costume Institute del Metropolitan Museum of Art di New York, che coincide con l’inaugurazione della mostra annuale di moda organizzata dal museo. Quella del 2025, che si aprirà il 5 maggio e finirà il 26 ottobre, si intitola Superfine: Tailoring Black Style ed è dedicata all’importanza dello stile sartoriale nella formazione delle identità di colore. Organizzata da Monica L. Miller, professoressa di Africana Studies al Barnard College, Columbia University, e resa possibile da Louis Vuitton, la mostra offre un originale percorso storico e culturale dello stile Black dal XVIII secolo a oggi, attraverso un’esplorazione del concetto di dandismo. La curatrice parte dal proprio libro del 2009, Slaves to Fashion: Black Dandism and the Styling of Black Diasporic Identity, e racconta i modi in cui i neri hanno utilizzato l’abbigliamento e la moda per affermare le proprie diverse identità e incarnare nuove possibilità politiche e sociali. Il concetto è sviluppato utilizzando indumenti, dipinti, stampe, fotografie, arti decorative, testi letterari e film.
In attesa di questa mostra-evento, il 2025 ha da subito offerto un discreto cartellone da questo punto di vista, ricco di proposte interessanti, molto diverse l’una dall’altra, anche da questo lato dell’Atlantico. Londra, sotto questo aspetto, è una fonte inesauribile di ispirazione, grazie a un enorme patrimonio di cultura pop che gli inglesi riescono sempre a valorizzare. La mostra Leigh Bowery!, la prima dedicata alla provocatoria e innovativa carriera del poliedrico artista, dal 27 febbraio al 31 agosto alla Tate Modern, è esemplare da questo punto di vista. Artista, performer, clubber, modello, personaggio televisivo, stilista e musicista, Bowery è stato tutto questo nel periodo a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta. Quello che è certo è che ha sempre rifiutato di essere limitato dalle convenzioni, reinventando abiti e trucco come forme di scultura e pittura per esempio. Ha testato i limiti del decoro, creando una nuova forma di performance art per esplorare il corpo come strumento multiforme, in grado di sfidare le norme di estetica, sessualità e genere. La Tate Modern ospita quindi i costumi eccessivi e abbaglianti di Bowery insieme a dipinti, fotografie e video, per raccontare come questo simbolo della creatività ha cambiato per sempre l’arte, la moda e la cultura popolare. Sono da segnalare sicuramente i ritratti realizzati da diversi fotografi, tra cui Nick Knight, e i filmati di Charles Atlas e John Maybury, che mostrano come Bowery sia riuscito a utilizzare il proprio corpo come forma di surrealismo contemporaneo, immaginando se stesso come una creatura aliena.
Tornando in Italia, è di tutt’altro genere la mostra inaugurata lo scorso 8 marzo al Museo del Tessuto di Prato, aperta fino all’8 giugno. Velvet mi Amor è infatti la celebrazione di un tessuto con una storia importante, ma ancora al centro della sperimentazione, il velluto. Si tratta di un progetto espositivo studiato come un percorso nel quale prendono corpo 24 personaggi nati dalla fantasia e dalla ricerca dei designer Stefano e Corinna Chiassai. I due curatori del progetto, consulenti creativi di diversi brand di moda internazionali, hanno realizzato questi esseri dalle forme aliene e dai look futuristici, per esplorare le potenzialità del materiale nella ricerca contemporanea, interpretandolo con nuove forme, manipolazioni e accostamenti innovativi. L’installazione, già presentata in alcune fiere di settore ma per la prima volta in ambito museale, mostra al pubblico lavorazioni manuali e sperimentazioni tecniche che vanno oltre l’esercizio stilistico. L’esposizione evidenzia infatti il saper fare delle tante aziende italiane coinvolte nel progetto nella valorizzazione della versatilità del velluto. Nelle installazioni sono evidenti manipolazioni esplorative, accostamenti innovativi e trattamenti speciali come il laser, gli intarsi con altri materiali, le stampe a illusione ottica, gli intrecci manuali, i plissé e i cambi di direzione delle coste.
Il Museo Rietberg di Zurigo ospita invece fino al 17 agosto Hallyu! L’onda coreana, unica tappa europea di questa mostra, ideata dal Victoria and Albert Museum, dopo il successo riscosso a Londra, al Museum of Fine Arts di Boston e all’Asian Art Museum di San Francisco. Si tratta di un’esplorazione dell’eclettica e vibrante cultura popolare della Corea del Sud, un fenomeno emerso alla fine degli anni Novanta e ormai estremamente apprezzato in ogni angolo del pianeta. L’esposizione ripercorre le origini della hallyu, la cosiddetta onda coreana, e i suoi legami con l’arte tradizionale, per poi analizzarne l’influenza globale in ambiti come la cultura pop, il cinema, la moda e l’arte multimediale, da Squid Game al K-Pop, passando per le rivisitazioni dell’hanbok, l’abito tradizionale coreano.
L’articolo è stato pubblicato su Club Milano 75