Il futuristico complesso di Hudson Yards, che insieme al Meatpacking e all’High Line completa il progetto di riqualificazione del West Side di Manhattan, vale certamente un ritorno nella Grande Mela dopo le restrizioni della pandemia.
DI STEFANO AMPOLLINI
14 May 2022
Se per molti è tuttora un progetto controverso e rappresenta il lato più aggressivo del capitalismo a stelle e strisce, almeno in campo immobiliare, è altrettanto vero che il progetto di Hudson Yards, nel cuore di New York, vale da solo una visita nella Grande Mela, specie dopo due anni di pandemia e di frontiere invalicabili. Ciò che rende unico questo complesso è il fatto di essere un tassello di una visione più ampia di riqualificazione della città. A disegnare la nuova dimensione di New York, come con un tratto di matita che si incunea tra edifici più o meno moderni, è l’High Line, perfetto esempio di recupero urbano, amatissimo dai turisti e orgoglio dei newyorkesi: una passeggiata di 2 km sui resti di una vecchia ferrovia sopraelevata, che da Gansevoort supera il Meatpacking, dove hanno sede lo Standard Hotel e il Chelsea Market, per terminare sulla 34° strada, dopo aver attraversato tutto il quartiere di Chelsea, noto per i suoi locali e le gallerie d’arte.
Se l’High Line di per sé non è certo una novità, lo è la funzione di “collante” che ha assunto proprio grazie al sorgere di Hudson Yards, costruito di fianco al Javits Center, lo storico centro congressi che quando venne inaugurato nel 1986 fu considerato un progetto assolutamente avveniristico grazie alla sua struttura esterna interamente in vetro. Oggi, per quanto ampliato e rimodernato da meno di un anno, mostra tutti i suoi anni e sembra la chioccia dei vicini palazzi futuristici. Non a caso l’High Line terminerà proprio qui, dopo aver girato attorno all’Hudson Yards e ai suoi edifici simbolo, tra cui il Vessel, un’istallazione permanente disegnata dal designer britannico Thomas Heatherwick, che domina la piazza come un gigantesco nido scalabile proiettato verso il cielo.
La vera attrazione da queste parti è certamente The Edge, l’osservatorio esterno più alto dell’emisfero occidentale: una piattaforma che spunta come una lingua di vetro dal 100° piano del 30 Hudson Yards, uno degli edifici più alti del nuovo complesso, sede anche del mall. Per 40 dollari è possibile godere della vista panoramica più mozzafiato di Manhattan: la sua posizione privilegiata rende questo luogo ancor più suggestivo all’ora del tramonto, perché il sole cala proprio oltre il New Jersey, al di là del fiume Hudson. Forse anche per questo The Edge sta ormai sbaragliando la concorrenza del più iconico e certamente storico Empire State Building.
Il progetto real estate più ambizioso di sempre nasconde certamente qualche dubbio e molte perplessità, soprattutto sulla sua sostenibilità economica e sull’efficacia nel raggiungere l’obiettivo di ridare vita a tutta l’area del West Side. Ancor di più fa discutere l’impatto sul tessuto urbano della città. Tutto il progetto di riqualificazione partito del Meatpacking, per arrivare fino ad Hudson Yards passando dalla High Line e dagli edifici residenziali che stanno sorgendo come funghi tutto intorno, ci racconta però una città che ha una gran voglia di cambiare volto e non vuole restare ferma. Il tanto discusso fenomeno della “gentrification” non potrebbe essere meglio rappresentato. Se oggi New York è stata superata dalle grandi metropoli del Sud Est Asiatico nello sviluppo verticale, certamente però è ancora in grado di definire i confini a cui le altre città prima o poi saranno costrette a guardare.
Articolo pubblicato su Club Milano 63, clicca qui per sfogliare il magazine.