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MUSICA

Simona Molinari

Una voce che abita il presente

Tra nuovi progetti, riletture del passato e un rapporto sempre più intimo con il palco, Simona Molinari racconta la sua evoluzione artistica e umana: un percorso fatto di libertà, consapevolezza e di quel “kairos” che dà ritmo al suo modo di vivere la musica

DI MARCO TORCASIO

22 October 2025

Voce raffinata, presenza magnetica e una carriera che intreccia eleganza, libertà e continua ricerca. Simona Molinari è una delle figure più luminose della scena jazz-pop italiana: sette album all’attivo, due Targhe Tenco – l’ultima nel 2024 per Hasta Siempre Mercedes – e collaborazioni con artisti del calibro di Al Jarreau, Peter Cincotti, Paolo Fresu e Andrea Bocelli. Dopo aver calcato palchi internazionali, dal Blue Note di New York al Teatro Estrada di Mosca, la cantautrice torna a Milano il 24 ottobre al Volvo Studio, ospite della rassegna Jazzmi 2025, per presentare il suo Kairos Tour: un viaggio nel tempo “giusto”, quello dell’anima, dove convivono le stagioni della vita e della musica. Dalla sensualità swing di Egocentrica alla spiritualità di Hasta Siempre Mercedes, Molinari si muove tra jazz, pop e canzone d’autore con la grazia di chi sa trasformare ogni nota in racconto. L’abbiamo incontrata per parlare di musica, libertà e del coraggio di vivere ogni attimo con verità.

Il titolo del tuo tour evoca il “kairos”, il tempo opportuno, quello che coglie l’attimo giusto. Cosa rappresenta per te oggi questo concetto? È un modo per raccontare anche le diverse stagioni della vita e dell’amore attraverso la musica?

Il kairos è il tempo dell’anima, quello in cui le cose accadono perché devono accadere affinché noi possiamo crescere, evolvere. Non è il tempo dell’orologio, ma dell’intuizione. Per me oggi significa abitare il presente con consapevolezza, accogliere le stagioni della vita e dell’amore senza rincorrere o trattenere. La musica racconta proprio questo: il valore di ogni attimo giusto.

Ti esibirai al Volvo Studio in occasione di Jazzmi, un festival che ogni anno restituisce il battito vivo del jazz nella città. Che rapporto hai con Milano e con la sua energia musicale? Cosa significa per te suonare qui, in questo contesto?

Milano è una città che sa ascoltare. È curiosa, viva, sempre pronta a cogliere nuove direzioni. Suonare al Jazzmi è un privilegio: qui il jazz è una lingua condivisa, libera, piena di energia. Milano è parte del mio percorso, un luogo dove ogni volta sento di poter rinascere artisticamente.

In Kairos Tour alterni brani del tuo repertorio, come Egocentrica e La Felicità, a omaggi che spaziano da Ella Fitzgerald a Lucio Dalla. Come costruisci questo dialogo tra mondi diversi? C’è un filo che li unisce, una chiave che li rende tuoi?

Nei miei concerti cerco sempre di costruire ponti tra epoche e linguaggi. Da Ella Fitzgerald a Billie Ellish, dalla mia Egocentrica ai brani più recenti, il filo è l’emozione. La tradizione per me non è memoria immobile, ma materia viva da reinventare. Quando un pezzo mi appartiene davvero, diventa contemporaneo.

Con Hasta Siempre Mercedes hai reso omaggio a una voce potente e simbolica come quella di Mercedes Sosa. Quali elementi della sua storia e della sua musica senti più vicini al tuo percorso artistico e umano?

Mercedes Sosa ha unito arte e verità. In lei ho trovato la forza di chi canta per gli altri, trasformando il dolore in speranza. Con Hasta Siempre Mercedes ho voluto restituire quella profondità umana, quel coraggio di sentire e dire. La sua lezione resta per me un faro di autenticità.

Negli ultimi anni hai attraversato una fase di grande libertà creativa, tra la Targa Tenco per Petali e nuovi progetti che ti vedono sempre più autrice di te stessa. In cosa senti di essere cambiata come interprete e come donna sul palco?

Negli ultimi anni ho ritrovato un equilibrio nuovo. Con Petali ho iniziato un cammino di consapevolezza che mi ha restituito alla mia voce, alle sue fragilità e libertà. Con Hasta Siempre Mercedes ho trovato un senso nuovo al mio cantare. Oggi canto senza difese, con più verità. Sul palco non cerco la perfezione, ma la presenza. È lì che mi sento davvero viva. Non salgo su un palco per cantare ma per vivere intensamente.

Hai condiviso la scena con artisti straordinari, da Al Jarreau a Paolo Fresu, da Peter Cincotti a Bungaro. C’è un incontro che ha lasciato un segno profondo nel tuo modo di fare musica o di intendere il jazz?

Ogni artista che ho incontrato mi ha lasciato qualcosa: da Al Jarreau ho imparato la leggerezza, da Bungaro la parola, da Paolo Fresu il silenzio. Le collaborazioni sono incontri umani prima che musicali. Il jazz, dopotutto, è questo: un dialogo, e, quando questo dialogo è vero, ti cambia.

Stai ripubblicando parte dei tuoi primi lavori, hai firmato Believer e porti in scena La Donna è Mobile, uno spettacolo al femminile. Quale direzione sta prendendo oggi la tua ricerca artistica? C’è un nuovo “tempo” che senti di voler raccontare?

Oggi sento di essere in una fase di sintesi. Sto riordinando il mio cammino: ripubblico i primi lavori, porto in scena La Donna è Mobile e interpreto Believer per dire che si può credere ancora, che reinventandosi si scoprono nuovi orizzonti e che tutto riparte con più entusiasmo di prima. Il mio nuovo tempo è quello della libertà consapevole, dove ogni nota ha il peso dell’essenziale.

Informazioni 

Simona Molinari in concerto
Venerdì 24 ottobre, ore 21.00
Volvo Studio Milano

Simona Molinari, lead vocal
Claudio Filippini, pianoforte, tastiera
Egidio Marchitelli, chitarre
Stefano Del Vecchio, sound eng

 
 
In apertura, Simona Molinari. Foto di Riccardo Piccirillo

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