Il modernariato come istinto, mestiere e memoria: così Mauro Bracciali ha costruito Carrozzeria900, trasformando una passione familiare in un luogo di ricerca e autenticità. Oggi riporta alla luce il lato più intimo dell’opera di Mario Ceroli, un viaggio tra arredi-scultura, legno vivo e un “teatro domestico” che invita a riscoprire la poesia degli oggetti
DI MARZIA NICOLINI
10 November 2025
Negli anni Novanta mi sono trasferito a Londra alla ricerca della libertà. Sono letteralmente scappato di casa. Mi sono trovato in una città dove arte e design erano ovunque: nei locali, nelle strade, nella vita quotidiana. Lavoravo nella ristorazione, scrivevo canzoni, respiravo un’energia culturale che a Milano, allora, non sentivo così forte.
Direi entrambe le cose. In famiglia ho sempre respirato la passione per il bello: mia madre era un’amante del design e mio zio, Enea Bracciali, era un rigattiere e antiquario. Quando i miei si sono separati, mi sono ritrovato con una serie di oggetti d’autore senza sapere bene cosa farne. Partecipai a un mercatino per liberare casa: da lì, lentamente, ho capito che poteva diventare un lavoro. Il mio lavoro. È un mestiere che non si può studiare da nessuna parte: si impara sul campo, con gli occhi e con l’esperienza.
La nostra peculiarità è la selezione: trattiamo solo pezzi originali dell’epoca, nessuna replica, nessun falso. Cerchiamo, scoviamo, riconosciamo. Non possiamo “ordinare” un oggetto: la ricerca è parte integrante del nostro lavoro. Ci muoviamo dagli anni Trenta agli anni Ottanta, in quello spazio ricco e sfaccettato tra modernariato e antiquariato. Ed è un lavoro che richiede studio continuo e relazioni con archivi e fondazioni, come quelle dedicate ad Albini o Gio Ponti.
Con le mostre abbiamo sempre seguito il piacere personale: poesia, reading, musica. Questa è la prima monografica dedicata a un solo artista, e volevamo far emergere un lato poco noto di Ceroli. Scultore e scenografo tra i più importanti del secondo Novecento, Ceroli ha infatti realizzato negli anni Settanta una collezione di arredi per Poltronova, i “Mobili della Valle”, costruiti a mano in legno di pino di Russia. Il nucleo che esponiamo arriva da una casa di campagna in cui gli arredi erano stati acquistati insieme negli anni Settanta: sedie a spalliera, tavoli decorati con una rosa dei venti, una cassettiera, divani, una poltrona e la struttura di un letto con motivi antropomorfi. Sono pezzi in cui l’uso del legno grezzo, il richiamo all’arte antica e alla cultura pop e il rifiuto di separare design, scultura e scenografia diventano immediatamente riconoscibili. Abbiamo ricostruito un ambiente domestico per restituire al pubblico la dimensione originaria di questi oggetti: non solo opere, ma sculture da toccare e usare, come lo stesso Ceroli amava definirle. Un vero “teatro domestico”, dove gli arredi diventano protagonisti silenziosi.
Ho sempre vissuto dentro il mondo creativo. Da musicista ricordo quando Milano era piena di locali dove suonare e ascoltare band underground. Oggi ci sono meno spazi, ma restano alcuni punti di riferimento come De Tune, la Fabbrica del Vapore e il Blue Note. Mi manca la dimensione più spontanea della musica dal vivo, quella senza l’ansia del successo.
Porta Venezia: variegata e sempre viva. Mi piacciono i quartieri che sembrano piccoli paesi. Prima abitavo a NoLo, che aveva questa atmosfera, ma negli ultimi anni si è un po’ snaturato, come è accaduto anche a Isola.
Per quanto riguarda l’arte: la Triennale e l’Hangar Bicocca, Auxilia e ArtNoble per le gallerie più intime. Sul piano gastronomico invece Milano consiglierei Røst e Manna, per la qualità e la cura della proposta.
C’è chi pensa che io passi le giornate in negozio ad aspettare i clienti, ma la realtà è ben diversa. Dietro ogni oggetto c’è un lavoro enorme. Ogni giorno parlo con artigiani, seguo restauri, preparo pezzi per set cinematografici e pubblicitari, mi occupo di interior design, vendite, noleggi. La parte più impegnativa è la ricerca: libri di design storico, archivi, fondazioni. Ho persino un libraio di fiducia che mi trova testi rari.
Le tendenze sono cicliche, spesso influenzate da ciò che compare sulle riviste. Se un oggetto finisce in copertina, lo vogliono tutti e i prezzi schizzano. È un po’ come giocare in borsa. Ma la verità è che un oggetto davvero bello non perde valore. Durante il Covid, bastava che una lampada o un autore apparissero online per far impennare le richieste. Ora il mercato si è stabilizzato, ma la volatilità dei trend resta.
Sto pensando a una mostra dedicata alle lampade da tavolo: pezzi rari e molto particolari che abbiamo raccolto nel tempo. L’idea è creare un allestimento ad hoc e un piccolo catalogo, riunendo opere di diversi designer. Mi piacerebbe presentarla durante il Salone del Mobile.