Nel cuore di Milano, tra memoria e innovazione, il CEO di Mohd, storica azienda italiana del design, racconta come il progetto possa ancora essere un linguaggio di autenticità e bellezza consapevole, capace di unire culture diverse e ispirare nuovi modi di abitare
DI MARCO TORCASIO
31 October 2025
C’è un filo invisibile che collega la tradizione artigianale siciliana alle atmosfere essenziali del design scandinavo. È un filo fatto di ricerca, equilibrio e cultura del fare, che attraversa epoche e luoghi per ritrovare, oggi, una nuova centralità nel modo in cui abitiamo gli spazi. Un dialogo che Mohd ha scelto di raccontare con il suo progetto dedicato al design danese, un percorso culturale che porta a Milano il meglio della tradizione nordica attraverso tre appuntamenti tra heritage e innovazione. In un momento storico in cui il progetto si misura con la necessità di essere sostenibile, autentico e al tempo stesso innovativo, il CEO Mollura invita a una riflessione più ampia: non si tratta solo di riedizioni o tendenze, ma di un ritorno alla sostanza delle cose, a una visione del design come espressione etica e culturale. Dalla riedizione della F300 Lounge Chair di Pierre Paulin alla valorizzazione del design danese a Milano, il percorso dell’azienda diventa così un’occasione per esplorare come la memoria possa convivere con il futuro, e come la bellezza, quando nasce da equilibrio e responsabilità, riesca ancora a parlare un linguaggio universale.
Il design danese ha un’incredibile capacità di unire semplicità e profondità. È un linguaggio che parla di autenticità, equilibrio e umanità, qualità che oggi più che mai le persone ricercano. Ciò che lo rende così attuale è la sua coerenza: nasce da un pensiero etico e funzionale, ma riesce a generare una bellezza universale. Questo secondo capitolo del progetto a Milano prosegue un percorso culturale che intreccia tradizione e ricerca, trasformando ogni incontro in un dialogo tra le icone del passato e le nuove visioni dell’abitare contemporaneo.
Più che nostalgia, parlerei di riscoperta di autenticità. Oggetti come la F300 Lounge Chair non appartengono a un’epoca, ma a un’idea di design che sa durare nel tempo. Questa riedizione rende omaggio a un caposaldo del Novecento, reinterpretato in chiave responsabile per il vivere contemporaneo. È un gesto che riflette il nostro presente: guardare indietro per comprendere meglio dove stiamo andando.
La sostenibilità è ormai una dimensione imprescindibile della qualità. Credere nell’etica, nell’attenzione al dettaglio e nella volontà di migliorare la vita attraverso gli spazi significa anche sostenere un design che rispetta il pianeta. L’uso di materiali come l’HiREK®, ottenuto da rifiuti plastici riciclati, mostra come estetica e responsabilità possano dialogare. Promuovere progetti di questo tipo significa diffondere una cultura del design consapevole, che guarda avanti senza perdere il senso del limite.
Milano è un crocevia naturale di culture e linguaggi, il luogo in cui il design trova la sua dimensione più viva. Per una realtà come Mohd che unisce radici siciliane e visione internazionale, la città rappresenta il punto d’incontro ideale tra artigianato, industria e cultura. È qui che le idee si confrontano, dove la storia e l’innovazione riescono a convivere generando nuovi orizzonti creativi.
Funzionalità, equilibrio e calore sono principi fondamentali del nostro approccio. Crediamo che la bellezza nasca dall’armonia tra forma e funzione, e che il calore derivi dall’empatia che uno spazio sa trasmettere. Ogni progetto è pensato come un racconto personale, in cui la relazione con chi abita diventa parte essenziale del processo creativo. È in questo dialogo tra razionalità e sensibilità che ritroviamo una profonda affinità con la cultura progettuale danese.
Le nostre radici affondano nella Sicilia degli anni Trenta, quando la Falegnameria Mollura realizzava mobili su misura con grande attenzione al dettaglio e alla materia. Da allora è cambiato tutto, ma abbiamo conservato quello spirito originario: solare, dinamico e concreto. Anche nell’era digitale, crediamo che il contatto umano resti insostituibile. La dimensione online amplifica la relazione, ma il cuore del nostro lavoro continua a essere la capacità di creare connessioni reali, fatte di ascolto e cultura del progetto.
Il design sta diventando sempre più relazionale: non parla solo di oggetti, ma di comportamenti, di identità e di benessere. Vedo emergere una forte attenzione alla circolarità dei materiali e alla flessibilità degli spazi, capaci di adattarsi ai ritmi mutevoli della vita contemporanea. Il futuro del come design, credo, sarà fatto di equilibrio: tra artigianato e tecnologia, tra memoria e innovazione, tra estetica e responsabilità. È lì che il progetto potrà continuare a evolversi senza perdere la sua anima.