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LIBRI

Gian Andrea Cerone

Le notti senza sonno di Milano

Classe 1964, savonese di nascita e milanese di azione, Gian Andrea Cerone ha una lunga esperienza nella comunicazione e ha rivestito ruoli di responsabilità nelle relazioni istituzionali presso il ministero dello Sviluppo Economico e presso Expo 2015. Oggi esordisce nella narrativa con Le notti senza sonno, edito da Guanda.

DI CLAUDIA CARAMASCHI

11 May 2022

Senza sonno rimangono le notti che ci inchiodano a leggere questo romanzo ambientato a Milano nei primi giorni di pandemia, “un concetto che s’innerva sotto la pelle e induce una dipendenza subdola, quasi inconsapevole”. Due indagini scorrono per le strade della città e tra le mani scrupolose dei due investigatori Mario Mandelli e Antonio Casalegno dell’Unità di Analisi del Crimine Violento di Milano. Club Milano ha incontrato l’autore Gian Andrea Cerone.

Da cosa nasce l’idea di ambientare il suo romanzo in quel febbraio 2020?

L’idea di questo romanzo ha preso corpo proprio all’inizio della pandemia. Da tempo desideravo scrivere un noir che avesse come sfondo Milano. Diciamo che ho ricevuto la spinta definitiva proprio da quei primi incerti giorni di lockdown. Sono uscito dal sotterraneo di un supermarket affollato da gente silenziosa e ordinatamene in coda. Mi sono ritrovato a camminare in una città trasfigurata, piena di alberi in fiore e con l’aria stranamente pulita, in cui però si respirava incertezza. Voglio però precisare che nel romanzo la pandemia è un pretesto narrativo… Un tirante temporale per cadenzare l’azione dei protagonisti, per evidenziare il tempo che scorre inesorabile per gli investigatori. Devono necessariamente risolvere i casi in fretta.

C’è un criterio nella scelta dei suoi personaggi?

Ogni scrittore opera delle scelte. Crea e identifica i suoi personaggi in funzione di quelle alternative. Soprattutto in un noir come il mio, che a me piace definire un poliziesco a tutto tondo. Personaggi e storia si compenetrano, sono i protagonisti ad agire e a determinare l’andamento e il destino della storia. Tutti, quelli buoni e quelli cattivi. Sono le loro azioni che condizionano l’indirizzo del romanzo e, talvolta, lo portano verso esiti sorprendenti, molto diversi da quelli pensabili. Vanno sempre nella giusta direzione, bisogna solo assecondarli. E poi c’è il legame con il contesto, che nel mio caso è Milano. Francesco Rosi, nel descrivere i personaggi del suo film Le Mani sulla Città, lo aveva magistralmente spiegato: i personaggi e i fatti narrati sono immaginari, è autentica la realtà sociale e ambientale che li produce.

A quale si sente più vicino?

Le Notti Senza Sonno è un romanzo corale. Il motore è l’interazione tra il commissario Mandelli e il suo opposto, l’ispettore Casalegno. La loro complementarità, non priva di attriti, è non solo professionale ma soprattutto affettiva. Sono il centro attorno a cui si muove una squadra di personaggi provenienti da tutte le regioni del Paese. Milano è una città aperta, una multi-Italia. Ci sono altri personaggi della squadra investigativa che amo molto. Ma forse la maggior compassione, nel senso più pieno del termine, la provo per le vittime femminili del romanzo. Anche nei momenti più cupi e atroci non perdono mai la speranza e, soprattutto, la dignità. In generale, tutte le donne del romanzo hanno una determinazione speciale, potente, anche quelle che non stanno dalla parte del bene.

Milano oggi è…

Una città in continua evoluzione, ricca di valori e contraddizioni. Una città zattera, che galleggia sulla sua rete acquatica sotterranea e di superficie, che si espande e si spezzetta in tante altre piccole città, in tante enclave con una precisa identità antropologica e criminale. Un po’ come accade ne La zattera di pietra di José Saramago: in quel caso erano Spagna e Portogallo a distaccarsi dal continente con conseguente deriva. Nel caso di Milano si tratta di un galleggiamento fisso, nel cuore della pianura padana, una città in espansione su se stessa. Il fatto di essere un milanese acquisito, come tanti che qui abitano e vivono, mi consente una soggettività diversa, più libera: appassionata ma non forzata.

Quali sono le sue fonti di ispirazione?

Sono un lettore onnivoro. Credo che si tratti di sedimentazione, ciò che leggi negli anni si posa dentro di te e poi viene in qualche modo restituito. Nel caso specifico credo che Le Notti Senza Sonno – più che ai maestri del giallo milanese a cui sono stato coraggiosamente accostato – debba più al Dino Buzzati delle cronache di nera e di Un amore e ai Fruttero e Lucentini de La Donna della Domenica, soprattutto per l’ambientazione e l’omaggio metropolitano che fecero alla Torino di allora. Ma è un’ispirazione inconscia più che voluta.

Cosa significa per lei scrivere?

Tutte le mie attività professionali hanno sempre avuto a che fare con la scrittura. Sin da ragazzo ho scritto di tutto, recensioni, articoli, comunicati stampa, documentari, testi per il teatro ed eventi. La misura del romanzo però è tutt’altra cosa, un esercizio differente da tutto il resto. Una sfida difficile e meravigliosa. Scrivere per me è un po’ come respirare, non credo che sia un caso che abbia rotto gli indugi e mi sia dedicato alla stesura di Le Notti Senza Sonno proprio nel momento in cui il mondo aveva più bisogno di ossigeno.

 

Le notti senza sonno libro

Le notti senza sonno
Di Gian Andrea Cerone
Guanda

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