È il 1935 quando quando Piero e Germana Chiesa inaugurano un’attività di produzione di impermeabili in via Bronzetti, chiamandola Sealup. Ci parla dell’importante anniversario il presidente dell’azienda di famiglia
DI GIULIANO DEIDDA
04 March 2025
Mi piace pensare che abbiamo cento anni meno dieci. Arrivare a cento è un mio enorme desiderio. Quello che è rimasto da allora è una cosa stranissima. I miei nonni hanno vissuto la Seconda Guerra Mondiale. Le crisi di mercato hanno sempre delle opportunità per chi le sa riconoscere e, oggi come allora, bisogna rimboccarsi le maniche. Il cliente finale non è stupido e deve essere il nostro interlocutore principale. Noi stessi dobbiamo ragionare da clienti. Bisogna usare gentilezza, attenzione e rispetto per chi investe sui nostri prodotti. Da noi resiste la grandissima passione di chi lavora nella manifattura con grande serietà.
Innanzi tutto tanti open day in azienda. La celebrazione coinvolgerà diversi fronti. Il negozio di Brera ospiterà delle riedizioni speciali di capi d’archivio e molto probabilmente ci sarà anche un libro celebrativo.
Abbiamo investito su dei giovani figli d’arte molto motivati che volevano uscire dall’ambito artigianale, affiancandoli economicamente. In un caso abbiamo creato una società di taglio Intelligenza Artificiale. Si tratta di ragazzi di 25 anni grazie ai quali abbiamo ottenuto una produttività eccezionale, attraverso macchine robotizzate che tagliano con una precisione millimetrica, diminuendo i consumi e azzerando gli sprechi. Il nostro sistema industriale è integrato, efficiente e, di conseguenza più conveniente. Uno dei motivi per cui il fatturato della moda è sceso recentemente è il decentramento, che indebolisce la filiera. Noi al contrario siamo in costante crescita da tre anni. I nostri sono capi preziosi, iconici, che durano nei guardaroba. Basti pensare che i nostri classici continuativi autunno inverno sono disponibili in negozio tutto l’anno. Abbiamo recentemente chiuso l’e-commerce perché sminuiva la percezione di qualità dei nostri capi.
No, non è così. Il problema è che c’è stato un decadimento delle scuole professionali. Noi insegnamo alle giovani che lavorano per noi il mestiere, il che permette loro di sentirsi autosufficienti nella vita. All’inizio devono impegnarsi molto, per questo va dato loro del tempo. Anche io quando ho iniziato a 18 anni non sapevo fare niente. In genere affianchiamo le ragazze molto giovani alle dipendenti più anziane, il cui senso materno le rende più disponibili a insegnare. Si tratta di una collaborazione che funziona molto bene. Vogliamo celebrare l’anniversario con degli open day in azienda a Calusco d’Adda, proprio perché credo sia bello vedere la gente che lavora bene.
Ci sono differenze culturali tra le due città. Milano per esempio ha un enorme serbatoio di turismo a cui Genova arriverà sicuramente in futuro. Ci sono delle ottime prospettive infatti, soprattutto con l’arrivo dell’alta velocità. Abbiamo una bellissima location nel capoluogo ligure, in Salita Santa Caterina, nel centro storico, parte del sito protetto dall’Unesco. Ci vorrà del tempo perché funzioni come speriamo. Per ora ha suscitato un buon riscontro tra i residenti, ma Genova comprende anche il pubblico degli armatori, non dimentichiamo poi che a settembre si tiene il Salone Nautico. Come facciamo col negozio di Brera, cercheremo anche qui di monitorare i clienti finali e dialogare con loro. La coerenza di un brand paga sempre. Noi non guardiamo cosa fanno i nostri competitor, ma cosa succede in altri ambiti. Se voglio trovare ispirazione per l’allestimento dei nostri negozi vado da Peck, per esempio. Al contrario di altri infatti noi abbiamo puntato sulla ricchezza dell’esposizione, ci piace riempire il negozio di capi.
Sicuramente il mondo di ispirazione marina chic, in particolare i peacoat Genova e Amalfi, realizzati in denim giapponese e tela di lino e cotone.
Sicuramente i tessuti, sempre più preziosi, in alcuni casi utilizzati da Sealup per la prima volta. Il baby cammello per esempio è una fibra fantastica, con una bellissima resa anche in blu. Ci stiamo concentrando su materiali piacevoli al tatto perché vestirsi deve essere un’esperienza multisensoriale.
L’intervista a Filippo Chiesa è stata pubblicata su Club Milano 74