Allievo di Norbert Niederkofler, Alberto Toè è lo chef di Horto, ristorante insignito di stella Michelin, sia rossa che verde. Un riconoscimento “green” non causale: gli ingredienti arrivano da produttori poco distanti da Milano, per una sostenibilità che sostiene il territorio
DI SIMONE ZENI
04 June 2024
Horto ha aperto le sue porte il 1° settembre 2022 con l’ambizioso obiettivo di colmare una lacuna nel panorama della ristorazione milanese e di valorizzare l’intero territorio circostante. Sono stato coinvolto dal principio da Norbert Niederkofler, head of culinary strategy di Horto, e Diego Panizza, co-fondatore e managing director. Insieme abbiamo dato vita a una pianificazione culinaria dettagliata e cercato fornitori locali che potessero integrarsi nel progetto.
Dalla nostra prima collaborazione al Rosa Alpina, ho sempre stimato Norbert e stare al suo fianco in quella occasione è stato un privilegio. Ho appreso molto dal suo lavoro e lo faccio ancora oggi. Ciò che ci unisce è un legame profondo con la natura e i suoi prodotti.
L’offerta gastronomica affonda le radici nella filosofia dell’Ora Etica, un nostro concetto che predilige la filiera corta e propone nuova sinergia tra cucina e territorio, in un reciproco rapporto di conoscenza e rispetto, nella convinzione che “vicino c’è tutto”. Il ristorante si impegna a offrire piatti che celebrano la stagionalità e la provenienza locale degli ingredienti.
Assolutamente un’opportunità. Questo approccio permette al ristorante di valorizzare il territorio ma anche di sostenere l’economia locale, promuovendo i principi della filiera corta e della sostenibilità ambientale. Horto si impegna inoltre per una cucina zero waste.
Accogliamo moltissima clientela internazionale, alla scoperta di ingredienti italiani sconosciuti ai più. Altrettanto numerosa è la clientela nostrana. Horto non offre una semplice esperienza culinaria ma un vero e proprio momento di evasione dalla metropoli, invitando a una riscoperta del nostro rapporto con la natura. Non c’è da stupirsi che molti clienti siano proprio milanesi.
Sicuramente Cagliata di latte vaccino, carpaccio di manzo varzese e caviale di storione: un piatto che rappresenta il delicato legame tra la materia prima, i piccoli produttori e la nostra cucina. Poi Plin di Strachitunt, zafferano e lievito: un tributo alle città di Milano e Bergamo. Infine Trota in brodo di tartufo, la sua pelle croccante, rapa bianca e chips di cavolo nero. Da filiera ittica sostenibile, questo piatto gioca sui contrasti dei sapori, delle consistenze e dei colori.
La carta dei vini segue la stessa filosofia, valorizzando sia le piccole aziende vinicole che le grandi realtà produttrici. Inoltre il bar propone una proposta mixology che si integra perfettamente con la cucina. Anche qui lavoriamo con un approccio zero waste. Per esempio utilizzando gli stessi ingredienti dei piatti oppure impiegando ciò che delle materie prime non usiamo nei piatti.
L’intervista ad Alberto Toè è stata pubblicata su Club Milano 71. Clicca qui per sfogliare il magazine.