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MUSICA

Andrea Rebaudengo

Dialoghi inediti tra musica e danza

Il pianista dell’ensemble musicale Sentieri Selvaggi racconta il dialogo fra musica e danza nello spettacolo Soglia, in scena il 9 ottobre al Volvo Studio Milano per la rassegna Esplorazioni. Tra rigore e libertà, la band esplora nuovi spazi sonori per un pubblico partecipe e curioso

DI MARCO TORCASIO

29 September 2025

La IV edizione di Esplorazioni, rassegna di Triennale Milano e Volvo Studio, indaga “il possibile adiacente”: l’incontro tra linguaggi e la forza generativa dell’improvvisazione. Il 9 ottobre il trio Sentieri Selvaggi dialoga dal vivo con la coreografia di Francesco Marilungo. Protagonista al pianoforte Andrea Rebaudengo, interprete eclettico che unisce il repertorio contemporaneo a quello classico, portando nella musica d’oggi precisione, curiosità e apertura verso nuove visioni sonore.

Lei ha un percorso ricco che spazia dalla musica contemporanea al repertorio classico e cameristico. Quali sono gli elementi che considera più distintivi della sua cifra artistica come pianista e come queste esperienze influenzano il suo lavoro con Sentieri Selvaggi?

Credo ogni repertorio parli con gli altri e che un musicista possa crescere suonando e confrontando periodi e generi diversi. Nel mio caso, ad esempio, penso che frequentare assiduamente il repertorio contemporaneo mi aiuti poi a vedere la musica del passato con un occhio diverso, un po’ meno legato alla tradizione del “si suona così e basta”. Viceversa cerco di portare nella musica contemporanea e nel mio lavoro con Sentieri Selvaggi tutta la meticolosità e le sfumature che si apprendono studiando i capolavori del passato.

L’ensemble ha collaborato negli anni con compositori di fama internazionale, da Philip Glass a Gavin Bryars. Quale di queste collaborazioni l’ha segnata di più e perché?

Sono state e sono tuttora collaborazioni delle quali siamo molto orgogliosi. Quella con Michael Daugherty è stata forse le più fertile per me, abbiamo legato molto e la sua grande ironia musicale (e umana) è stata una grande scoperta. È stato molto bello lavorare anche con David Lang, vedere come poesia e rigore possono convivere perfettamente e dare vita a splendidi risultati musicali.

Negli ultimi anni avete portato la musica contemporanea in spazi non convenzionali, dalle piazze alle gallerie d’arte. Che cosa cambia nel suo approccio interpretativo quando il contesto non è quello “classico” di una sala da concerto?

È molto stimolante esibirsi in spazi non convenzionali. Certo, a volte bisogna superare ostacoli logistici e di “comodità acquisita”, ma quando ci si riesce la musica suona guadagna. Spesso i brani che suoniamo con Sentieri Selvaggi hanno proprio bisogno di luoghi diversi dalla sala da concerto, anche dal punto di vista della fruizione: il pubblico diventa parte attiva, senti che è più ricettivo.

Il 9 ottobre presenterete Soglia al Volvo Studio Milano, in dialogo con la coreografia di Francesco Marilungo. Come si è sviluppato il lavoro con la danza? La musica è stata pensata come guida, risposta o provocazione per i corpi in scena?

Le regole del gioco di Esplorazioni si basano sull’incontro quasi estemporaneo, senza un lavoro di collaborazione lungo settimane, ma solo di pochi giorni: per preservare lo stupore, l’improvvisazione, la sorpresa. Così sarà con Francesco Marilungo, che conosciamo e stimiamo per il suo lavoro, ma che incontreremo solo pochi giorni prima dello spettacolo. Non resta che venire a vedere il risultato.

Il tema di questa edizione della rassegna Esplorazione al Volvo Studio è “il possibile adiacente”, che parla di incontro e relazione tra linguaggi artistici. Come interpreta questo concetto nella sua pratica musicale e nella performance di Soglia?

Le relazioni tra le varie espressioni artistiche sono fondamentali, specialmente per un gruppo come Sentieri Selvaggi che si nutre continuamente di sollecitazioni che vengono dall’esterno della musica stessa. Poi musica e movimento sono due concetti che non possono fare a meno l’uno dell’altro: non c’è musica senza movimento e non c’è danza senza un suono che la ispiri. Poi le arti posso anche farsi i fatti loro, ma la relazione sarà comunque stretta, anche nell’ignorarsi volutamente.

La musica di Sentieri Selvaggi alterna precisione strutturale e grande libertà espressiva. Come riesce a mantenere questo equilibrio, specialmente in contesti performativi aperti come questo?

Sono due facce della stessa moneta: se non ci prepariamo con rigore ossessivo e con massima attenzione a quello che il compositore scrive sulla partitura non possiamo poi dare la nostra impronta al brano, prenderci qualche libertà, metterci dentro la nostra personalità. Il 9 ottobre saremo in trio: tre musicisti molto diversi, con esperienze diverse, percorsi musicali differenti, eppure pronti a trovare la giusta sintesi, a remare dalla stessa parte. E poi, certo, non guasta essere legatissimi umanamente, suoniamo insieme da 28 anni, siamo una famiglia.

Guardando al futuro della musica contemporanea, quali nuove direzioni o sperimentazioni sente più urgenti per coinvolgere le generazioni più giovani?

Prima di tutto vorrei che sempre più giovani musicisti si avvicinassero alla musica di oggi, perché hanno le armi giusti per suonarla benissimo e per amarla. Dopodiché mi piacerebbe che la musica uscisse da alcuni cliché, dovuti al voler emulare alcuni grandi compositori: l’imitazione può portare nel vicolo cieco del “già sentito, vecchio ancor prima di nascere”. Vorrei invece che i giovani compositori aprissero le loro orecchie, ascoltassero che cosa offre il mondo sono di oggi e provassero a cercare una loro strada, forse rischiosa, ma con la possibilità di avere una voce unica e personale. Il mondo sonoro di oggi è tanto diverso da quello di cinquant’anni fa, vorrei ascoltarlo anche nei concerti in cui si suona la musica dei giovani compositori.

Informazioni 

Soglia 
Francesco Marilungo e Sentieri Selvaggi
Con Piercarlo Sacco, violino; Aya Shimura, violoncello; Andrea Rebaudengo, pianoforte
9 ottobre, ore 19.30
Volvo Studio Milano 
In collaborazione con Triennale Milano Teatro

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